lunedì 29 giugno 2009

Zamosc e Lublino, due gioielli della Polonia Orientale

Zamosc Rynek di hnickelsBIALYSTOK - La seconda tappa della marcia di avvicinamento ai Paesi Baltici ci ha portato, abbastanza faticosamente a Bialystok, questa sera, dopo oltre seicento chilometri di strade statali piuttosto strette, a saliscendi, piuttosto battute e piene di lavori in corso (peraltro è comprensibile che da queste parti li si compiano in questa stagione), in un panorama prevalentemente agreste e piacevole, attraversando anche alcuni parchi nazionali, e superando indenni pure una violenta tempesta di vento e grandine che ci ha sorpreso tra i boschi a circa 100 chilometri dalla meta. La città è abbastanza insignificante, pur essendo, coi suoi 300 mila abitanti, il centro più popoloso della Polonia nord-orientale, capitale del voivodato di Podlachia e avendo una storia che risale a metà del 15° secolo, piuttosto complessa, poiché la città è passata di mano dalla Polonia alla Lituania alla Bielorussia e alla Prussia a più riprese nel corso della sua esistenza. A metà dell'800 la maggioranza della sua popolazione era d'origine ebraica, i tedeschi ne fecero piazza pulita nel 1941, quando la ripresero ai russi ai quali era stata assegnata dal patto Von Ribbentrop-Molotov di due anni prima. La città subì ingenti danni nella Prima come nella Seconda Guerra Mondiale, per cui rimangono ben pochi edifici storici e attualmente il centro è in piena ristrutturazione, da qui anche una viabilità disagevole e confusionaria che non aiuta ad avere un approccio positivo. Centro industriale e commerciale, a soli 60 chilometri dal confine con la Bielorussia, lo è anche dal punto di vista culturale, sede di un politecnico e di alcune facoltà umanistiche. Venendo in questa zona, seppure a volo d'uccello, non abbiamo mancato di dedicare una visita di qualche ora prima a Zamosc e poi a Lublino. La prima fu fondata da Jan Zamoiski, da cu prende il nome, nel 1580, sulla via, strategica, che collega l'Europa Centrale e Settentrionale al Mar Nero. Era, questi, cancelliere e capo dell'esercito della Confederazione Polacco-Lituana e aveva il controllo, nella zona e fino in Bielorussia, di terre e città per un'estensione pari a quella del Lazio, circa 17.000 km quadrati. Il modello era quello della "città ideale" rinascimentale, e fu costruita in versione barocca dall'architetto Bernardo Morando di Padova, rifacendosi allo stile italiano ed europeo. A pianta ortogonale, cuore del centro è la piazza del rynak (mercato, vedi foto in alto), di una perfezione assoluta, 100 metri per lato. La parte storica della città è stata dichiarata Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO. 70 mila abitanti, Zamosc, oltre ad essere bella, è vivace ed estremamente piacevole. Una sorpresa. Che non è stata, invece, Lublino, da sempre importante punto di riferimento di una regione a vocazione agricola e ora anche industriale, di cui conoscevamo per sommi capi la storia, complessa come quella di Zamosc per il suo passaggio sotto il controllo di diversi potentati in brevi periodi di tempo, ma la cui rilevanza fu costante per la cultura ebraica (tanto da essere chiamata la loro "Oxford") come sede di studi talmudici ma anche importante centro dello Chassidismo nel 18° secolo. Tristemente nota la tragica fine della popolazione ebraica che, all'arrivo dei tedeschi nella primavera del 1941, divisa in due ghetti, ammontava a quasi 35 mila persone. In buona parte sterminate nel campo di concentramento di Belzec prima del 1942 e gli altri in un altro campo nei pressi della città. Che oggi conta circa 350 mila abitanti, ha conservato un centro storico (Stare Maisto, la città vecchia, cfr foto sotto, vista dal castello) in buone condizioni, che rende l'idea di come fosse il centro urbano nel passato, e numerose testimonianze storiche, tra cui la torre della Santissima Trinità che domina sulla città vecchia, la bellissima basilica dei domenicani di San Stanislao, la cattedrale barocca, la chiesa dei carmelitani, la porta di Cracovia, il vecchio municipio e il castello. In un'altra occasione merita senz'altro una visita più accurata e almeno un giorno di sosta.Lublino Stare Maisto

domenica 28 giugno 2009

Bentornati in Polonia


KrosnoKROSNO (Polonia) - La prima tappa del viaggio verso i tre Paesi Baltici, intrapreso da me e dall'amico "Segretario", è a Krosno, Krossen in tedesco, nota anche come la "Piccola Cracovia", poco meno di 50 mila abitanti e  capoluogo del distretto omonimo, che si trova nel voivodato dei Precarpazi. Appartenuta per secoli all'Impero Austro-Ungarico, fu annessa al nuovo regno polacco al termine della Prima Guerra Mondiale. Situata una quarantina di chilometri a Nord del confine con la Slovacchia, in una vasta piana ai piedi dei primi rilievi dei Carpazi e non lontano dai monti Tatra, in una regione di dolci colline ricoperte di boschi, arricchitasi ne secoli per essere sbocco della via di comunicazione più rapida e agevole con la vicina Ungheria, e quindi centro  commerciale soprattutto per quanto riguarda vini e tessuti, prossimo anche al confine con l'Ucraina, che si trova ad appena 85 chilometri. Un tempo munita di una completa cinta muraria, conserva tutt'ora oltre all'impianto, una netta impronta medievale sia negli edifici che si affacciano sulla piazza del Mercato, chiamata Rynek, sia nelle chiese, tra cui spiccano la parrocchiale della Santa Trinità, la chiesa del convento dei francescani e quella dei cappuccini. Simbolo della città, la torre campanaria eretta fra il 1638 e il 1651 ad opera di Wojciech (Adalbert) Portius (nella foto in alto a sinistra). Dopo un periodo di decadenza a causa del venir meno della sua importanza mercantile, riprese vigore quando nelle vicinanze vi fu scoperto il più importante giacimento petrolifero polacco. Tutt'ora si piazza al 6° posto della classifica delle città con il più alto tenore di vita della Polonia, ed è davvero un gradevolissimo biglietto da visita per un Paese ricco di storia e di vestigia, sorprendente, che si gira agevolmente anche in mancanza di autostrade, accogliente, dove si spende poco rispetto ai parametri a cui siamo abituati e in cui non è difficile riuscire a entrare in contatto con le persone. Io ci torno sempre volentieri. Anche il tempo si è messo al bello dopo un migliaio di chilometri in buona parte trascorsi in compagnia di temporali, e anche le temperature sono estive. Come inizio non c'è male.