Ho trascorso gli ultimi quattro giorni a Palermo, l'altra capitale del Sud dove non ritornavo da qualche decennio (a destra la Fontana del Genio, in Piazza della Rivoluzione) e a parte lo zaino-borsa che da venerdì mattina erta comparso, e di cui si sono trovate le tracce prima a Catania e poi a Venezia (punto di partenza da cui è nato tutto il caos: cui si è aggiunto, qui in Sicilia, unblack-out di oltre 36 ore del sistema informativa che gestisce lo smaltimento del bagagli smarrito) l'ho trovata certamente più vivibile, ordinata e meno disastrata della sua concorrente Napoli. Città di contrasti ma anche discretamente pulita, elegante; schiva con punte di asprezza come i suoi abitanti ma anche affascinante e gentile, disponibile. La "Vucciria" come me la ricordavo non esiste più, ridotta sostanzialmente a un vicolo e a una piazza peraltro ormai poco animata; più vivi il mercato del Capo, a Porta Carini, e Ballarò, nei pressi della stazione ferroviaria, il più esteso; nella cui zona si concentra anche la maggior parte degli immigrati extracomunitari, che non mi sarei mai aspettato così abbondante da questa parti. E non tanto maghrebini (considerata la vicinanza della sponda Sud del Mediterraneo) quanto di bengalesi, indiani, cinesi e neri africani. Mi è parso integrati piuttosto felicemente nel tessuto cittadino, in confronto a quanto accade a Milano o a Roma. In buon numero anche i turisti, specialmente stranieri: peccato per la chiusura per ristrutturazione di Palazzo Abatellis, alla Kalsa, sede della celebre Galleria Regionale Siciliana, e la Cappella Palatina a Palazzo dei Normanni, senza alcuna indicazione sulla loro riapertura al pubblico (carenti in genere le indicazioni di percorsi e monumenti) ma non mancano certo le cose da vedere: difficile annoiarsi (sotto a destra, la Chiesa di Santa Maria della Catena, alla Cala). Note negative, un sistema di viabilità demenziale, con una quantità di doppi sensi di marcia quando sarebbe più saggio che fossero unici; il fatto che uno su tre gira in moto senza casco (spesso anche in tre, e il terzo magari è un infante), e due di quelli che lo utilizzano vanno in giro con quella specie di padella che lascia scoperte le orecchie e senza allacciarselo; non un vigile urbano a parte due di guardia al Comune, per cui non non nemmeno come sono fatte le loro divise, piuttosto scarsa la presenza di polizia e carabinieri per le strade: alquanto sorprendente nella capitale della mafia e in una città in cui scippi e furti sono piuttosto diffusi, e dopo il gran parlare che si fa in tema di sicurezza: ma forse ha una sua logica che in tali situazioni la loro presenza sia più discreta e che si lavori sotto traccia. Niente a che vedere comunque col caos e il degrado che regnano a Napoli (e men e dispiace) e comunque una città che merita sempre una visita. E ora, a Pantelleria, la Bent-El-Rhìa, "figlia del vento", degli arabi.
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