lunedì 23 settembre 2024

La misura del dubbio

"La misura del dubbio" (Le fil) di Daniel Auteuil. Con Daniel Auteuil, Gregory Gadebois, Sidse Babett Knudsen, Alice Belaïdi, Suliane Brahim, Gaëtan Roussel, Isabelle Candelier, Florence Janas, Jean Noël Brouté, Laurent Bozzi, Nathalie Dodivers, Aurore Auteuil e altri. Francia 2024 ★★★★

Solo vedere recitare Daniel Auteuil, un gigante del cinema francese, vale il costo del biglietto: qui è anche regista e sceneggiatore, alle prese con una storia vera tratta da una raccolta di casi pubblicata dall'avvocato Jean-Yves Moyart e non da una pièce teatrale come nelle sue direzioni precedenti. L'impianto rimane però teatrale perché questo noir giudiziario, nel classico stile cupo del polar francese, si svolge in gran parte in interni, principalmente in un'aula di tribunale quando non nella casa dell'avvocato Jean Monier (Auteuil), il quale ha assunto la difesa d'ufficio di Nicolas Milik (Gadebois), un padre di famiglia di cinque figli, accusato di avere ucciso la moglie, alcolizzata, con la collaborazione dell'amico Roger, un barista con precedenti nell'esercito e un passato torbido. E' un ritorno alle origini per Jean, rimasto scottato per avere difeso in passato un uomo che dopo essere stato assolto aveva commesso altri omicidi: da allora aveva evitato i dibattimenti, lasciando l'incarico alla socia e moglie (la sempre ottima Sidse Babett Knudsen). In questo caso si autoconvince man mano dell'innocenza dell'imputato: un uomo mite, attaccato ai figli, che alleva con dedizione in sostituzione della moglie che li trascura, spesso distratta, assente o in fuga "etilica". Le prove in mano all'accusa sono fragili, tanto che viene accusato e arrestato come autore materiale del crimine Roger, l'amico (l'unico) di Nicolas, che si sarebbe "limitato" al ruolo di complice. Roger però muore prima del processo e Nicolas rimane l'unico imputato. La causa dura anni, e l'avvocato approfondisce la sua conoscenza per togliersi qualsiasi dubbio sull'innocenza del proprio cliente: visita i suoi figli, rimane in contatto costante con gli assistenti sociali che li seguono, cerca prove a sua discolpa anche presso la sorella della vittima (per inciso interpretato da una figlia di Auteuil), che lo manderà all'inferno, anzi: a "fare il suo sporco lavoro" e ribadirà il suo astio anche in aula, sostenendo che la sorella era andata in crisi e diventata infelice solo negli ultimi anni del suo matrimonio, e che starebbe a lui scoprire il perché. Jean si sente sempre più coinvolto e, convinto sinceramente dell'innocenza di Nicolas, si batte come un leone in assise ed è quasi sul punto di compiere il miracolo di farlo assolvere, ma alla fine la corte condanna il suo cliente, seppure solo come complice del presunto assassino, Roger. Sostanzialmente in base a un filo (come da titolo originale) rinvenuto sotto le unghie della vittima e proveniente dalla giacca dell'accusato. Deluso, acciaccato, Jean ha però ritrovato le motivazioni per svolgere il suo mestiere, ossia difendere un uomo che riteneva innocente, riscattando così il precedente che l'aveva mandato in crisi, ma la botta vera dovrà ancora arrivare, quando tornerà a trovare Nicolas in carcere per tirarlo su di morale e convincerlo a presentare appello e il suo cliente gli toglierà ogni dubbio sulla... "misura del dubbio" rivelandogli una verità che sarà ancora più dura da digerire di quella che aveva messo in crisi il legale anni prima. Ovviamente non svelo l'arcano. Film valido, potente, interpretazioni di alto livello. Un piacere rivedere Auteuil, sempre in grande forma così come il validissimo Gadebois. 

Nessun commento:

Posta un commento