mercoledì 22 aprile 2020

Bombshell - La voce dello scandalo

"Bombshell - La voce dello scandalo" (Bombshell) di Jay Roach. Con Charlize Theron, Nicole Kidman, Margot Robbie, Kate McKinnon, Alison Janney, John Lithgow, Malcolm McDowell e altri. USA 2019 ★★½
Finché le novità cinematografiche stagionali sono alla stregua di questo così atteso e strombazzato Bombshell, film sul caso Roger Ailes, fondatore e presidente di Fox News caduto in disgrazia e licenziato da Rupert Murduch e figli nel 2016 in seguito alle accuse di molestie sessuali da parte di due giornaliste di punta della sua rete, non si perde nulla a vederle sul piccolo schermo, in questo caso su Amazon Prime, anziché proiettate in sala. A parità di argomento, The Loudest Voice, serie televisiva uscita soltanto qualche mese prima (in Italia su SKY Atlantic) è più convincente, anche perché, con sette puntate e tre volte il tempo a disposizione, consente di farsi maggiormente un'idea su un personaggio paranoico e megalomane come Ailes, i suoi intrallazzi manipolatori e la natura della sua creatura, il canale All News 24 ore su 24 al servizio non dell'informazione, ma della visione del mondo di quella parte (preponderante, all fine dei conti) di America che avrebbe portato al trionfo Donald Trump, di cui Ailes fu uno dei primi sponsor (come già di tutta l'ultradestra repubblicana, già dai tempi di Richard Nixon), e che la rappresenta perfettamente. Mancando di tempo e spazio per occuparsene, Bombshell si concentra sugli avvenimenti del 2016 quando da un lato una delle sue future accusatrici, Megyn Kelly (Theron), ha un memorabile scontro con Donald Trump durante un dibattito, in seguito al quale l'attuale presidente e i suoi sostenitori la ricoprono di insulti, battute sessiste e minacce, e dall'altro Gretchen Carson (Kidman), una delle star della rete, viene prima "declassata" e posta a condurre una trasmissione pomeridiana e poi licenziata perché avrebbe tradito il patto di "fedeltà" assoluta preteso da Ailes per il suoi sottoposti: questi tre personaggi sono reali (e gli interpreti, adeguatamente truccati, somigliano loro in modo mirabile); un quarto personaggio, la giovane e ingenua (si fa per dire) Kayla Pospisil (Robbie), che accondiscende alle avances del vecchio bavoso pur di ottenere un programma, così come la sua amica e produttrice televisiva Jess Carr (lesbica e per giunta democratica in incognito) sono invece di pura invenzione. Carson, nell'impossibilità di fare causa a Fox, dietro consiglio dei suoi legali denuncerà Ailes per molestie sessuali e riuscirà, con molta fatica, a portare Kelly e altre donne dalla sua parte convincendole a testimoniare di aver subito le stesse angherie, ma alla fine sarà una vittoria di Pirro perché Ailes non verrà portato in tribunale e i proprietari di Fox si limiteranno a licenziarlo e a pagare ricchi risarcimenti alle parti per accordi stragiudiziali compensativi. Il film è, specie nella prima parte, confusionario, benché si affidi alla voce narrante della Kelly che racconta sommariamente gli antefatti e l'ambiente, perché dà troppo per scontato; del resto caotico è di per sé l'ambiente si una redazione televisiva, ma ha il pregio di non occultare le ambiguità della personalità e della psicologia delle giornaliste parte in causa, né la loro smania di carriera, senza nascondere nemmeno la vera e propria prostituzione intellettuale comune a buona parte dell'intera categoria, sia che lavori per Fox o per CNN o CNBC, e questo vale negli USA come dappertutto, Italia compresa, dove si accompagna a un'autocensura volontaria. Curiosamente nessuna delle tre protagoniste femmnili, tutte valide, è statunitense, come del resto non lo sono Crowe e Watts di The Loudest Voice. Insomma, mi aspettavo di meglio ma, con l'aria che tira, meglio di niente. 

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