lunedì 2 luglio 2012

Appunti balcanici: avvisi ai naviganti

Paesaggio dell'Epiro, tra Grecia e Albania
Ero rimasto pienamente soddisfatto delle due settimane trascorse nella Grecia continentale: le mie aspettative, che erano alte, sapendo quali luoghi carichi di storia e suggestioni vi avrei trovato, non sono state disattese, anzi. In Albania, però, di cui sapevo poco, sono state ampiamente superate. Provenivo dall'Epiro ellenico, in parte abitato da popolazione albanese e slava, come da greci è in parte abitata l'Albania meridionale, attorno a Sarandë, che è stata per due giorni la mia base nella zona. 
Corfù è vicina
Per entrare in Albania è sufficiente la carta d'identità valida per l'espatrio; se si viaggia su un mezzo proprio è necessario sottoscrivere, alla frontiera, un'assicurazione temporanea per la responsabilità civile: quella minima costa 30 € per 15 giorni (stessa trafila e stessi prezzi per il Kosovo). La moneta locale è il lek (138 per un euro, con cui peraltro si può pagare ovunque). Kosovo e Montenegro non possiedono più valuta locale e adottano l'euro. 
Costiera tra Sarandë e Durazzo
In Albania la prima sorpresa, parziale, è stata la gente. Attiva, generosa, sveglia, curiosa, intelligente, laboriosa. Aspetti che avevo apprezzato nei numerosi albanesi conosciuti in Italia e che mi avevano incoraggiato a conoscere di persona il loro Paese. Li ho trovati confermati, vedendoli all'opera nel loro "ambiente naturale".
Gli albanesi non sono dei conducenti provetti. Del resto le strade, pur in via di miglioramento, sono in parte in stato precario: la peggiore che abbia percorso è quella che si dirama in direzione di Berat all'altezza di Fier, sulla SH4 che dal confine greco porta a Durazzo, ma bisogna anche considerare che hanno conosciuto le prime automobili dopo la morte di Enver Hoxha nel 1985 e la successiva caduta del suo regime, durante il quale, quelle rarissime che circolavano, appartenevano ai "papaveri" del Partito comunista. Comunque sono meno indisciplinati e spericolati dei loro vicini greci e meno imbranati e interdetti di kosovari e montenegrini e, conoscendo gli "shqiptari", con ampi margini di miglioramento. Se venite da queste parti in auto o in moto (e si può fare), tenete gli occhi aperti. Un incubo, ovunque, sono gli attraversamenti dei centri abitati. Preparatevi.
"Lavazh"
La parola d'ordine del Paese potrebbe essere "Lavazh", che sta per autolavaggio (esterno e/o interno, prezzo medio per quello della sola carrozzeria 200 lek 1,50 €) effettuato accuratamente a mano da solerti operatori. Se ne trovano a ogni passo. Credo che il motivo sia dovuto per un 50% alla polverosità delle strade, per un altro 50% a una sorta di feticismo nei confronti dell'automobile, oggetto di desiderio negato durante un tunnel lungo 45 anni di "socialismo reale". Altra peculiarietà è l'abbondanza di distributori di carburante, che vale per tutta l'area balcanica, Grecia compresa, dove c'è anche una discreta concorrenza: ci sono anche più di 10 centesimi di differenza tra una pompa e l'altra (vado a gasolio e il prezzo medio era di 1,450 € al litro, poco meno in Serbia e Macedonia, 1,250 in Albania, Kosovo, Montenegro, Croazia e Slovenia) Niente self service:  al rifornimento di carburante provvedono benzinai professionisti capaci di stillare l'ultima goccia utile  per fare un "pieno raso"a regola d'arte.
Monumento a Skanderenbeg nel centro di Tirana
La seconda sorpresa, in Albania, è stata la sua capitale. Tirana è una città incredibilmente ordinata, pulita, piacevole per essere una capitale balcanica. Ci sono andato per due giorni consecutivi, facendo base a Durazzo, sulla costa, una piccola Bari più ordinata, però, a poco più di mezz'ora di bus (al costo di un euro). Ero incuriosito dalle sue case dipinte di tinte vivaci, o dotate di ornamenti geometrici colorati, su disposizione dell'ex sindaco socialista Edi Rama, soluzioni che rendono gradevoli perfino i tristi casermoni in stile sovietico. Non sono sgradevoli nemmeno le altre grandi città, a cominciare da Valona, un po' troppo moderna per i miei gusti, a Durazzo, antica città con trascorsi romani e veneziani, dove mi sono trovato benissimo, perfino Scutari, una delle più anctiche città europee, che risente ancora degli effetti del terremoto che la colpì nel 1978 e che dei grossi centri è il più povero. 
Porto Palermo
La costa tra Sarandë e Valona è incantevole: troverete di tutto. Il mare, all'incrocio tra Ionio e Adriatico, è stupendo e pulitissimo. L'offerta è sufficiente, se vogliamo un po' spartana ma infinitamente meglio dei termitai e della volgarità che si concentrano più a Nord, nel tratto di costa che appartiene al Montenegro. Evitatelo.
Mosaici all'anfiteatro romano di Durazzo
A proposito di Kosovo. Si raggiunge agevolmente da Durazzo/Tirana sull'autostrada che gli albanesi soprannominano "Sali Berisha" (fortemente voluta dall'attuale primo ministro, punto di riferimento per le "famiglie del Nord" quanto Fatos Nano, socialista, lo è per quelle del Sud), nel tratto kosovaro è intitolato a Ibrahim Rugova, il primo presidente di questo autentico "Stato di fatto" derivato dal disfacimento dell'ex Federazione Jugoslava,  dal riconoscimento non universalmente condiviso (nemmeno da me, per la cronaca). E' popolato in maggioranza da albanesi, salvo le enclave serbe che presidiano a mo' di fortino  anche gli splendidi monasteri ortodossi di Gracanica, Decani e del Patraircato di Pec/Peja la cui visita è stata il motivo della mia breve escursione. E' un'Albania triste, il Kosovo, più povera, dai connotati post-sovietici, con aspetti deprimenti, all'insegna dell'incompiuto, esemplificato dal gran numero di casa, la maggioranza, prive di intonaco. Ma non si tratta di una precarietà "creativa", come la si può osservare in Albania: no: tendente allo squallido., senza prospettiva. Aspetto che contagia anche la popolazione, tanto da farli sembrare più montenegrini che albanesi.

Patriarcato di Pec/Peja
Sono stati i militari italiani in presidio al monasteri di Decani a confermarmi che nei giorni precedenti, dalle partii di Mitrovica, a Est, verso il confine serbo, c'erano stati incidenti e che comunque difficilmente la polizia di frontiera lascia passare chi proviene dal vicino isliziane asdicentel Kosovo: meglio passare dal Montenegro, dalla Macedonia o dall'Albania, dove non avrei avuto rogne. 
L'interno presso Valona
Già, il Montenegro. Dando corda alla "linea scaramantica" in vista della finale degli Europei di calcio di ieri sera, invariabilmente vinta, con pieno merito, dalle "Furias Rojas", la mia intenzione originaria era di vederla dall'estero, come tutte le altre precedenti partite della Nazionale italiana di questo torneo, e fin qui aveva portato buono: ero dunque intenzionato a trascorrere qui le ultime due notti di questo tour balcanico. Entrato in questo sciagurato Paese dal confine con l'Albania nei pressi di Scutari, lungo una strada perfino più indecente di quelle albanesi più degradate, mi sono diretto, con le migliori intenzioni, verso Ulcinj, dove tra l'altro si trova una spiaggia lunga ben 12 chilometri, la più estesa dell'Adriatico orientale. Ne era di fatto impedito l'accesso da una sorta di "cordone di sicurezza" costituito da una pletora di stabilimenti balneari, sedicenti resort, albergi, griglierie maleodoranti e quant'altro. Non ci sono neanche arrivato, rifiutandomi di superare lo "sbarramento" e prendendo lestamente la via del Nord, lasciandomi al più presto le spalle questa sorta di Rimini balcanica. Bar e Budva già le conoscevo: località turistiche costruite con la competenza di palazzinari brianzoli, bazar turistici in mano alle mafie locali così come a quelle russe, montenegrine, albanesi e pugliesi, che hanno deturpato oscenamente una costa che sarebbe stupenda.  
Tramonto montenegrino tra Bar e Cattaro
Rotta su Cattaro, quindi: il cui centro e il fiordo vicino sono considerati dall'UNESCO patrimonio dell'umanità: non hanno fatto ancora in tempo a distruggerlo del tutto. Avevo rimosso l'ultimo mio passaggio qui: cinque anni orsono, quando ero fuggito inorridito dai prezzi sparati senza ritegno: in uno dei rari alberghi dentro le mura cittadine, mi sono stati chiesti 115 €  per una modesta camera singola per sabato 30, mentre già per la notte di domenica 1° luglio sarebbe scattata inderogabilmente la tariffa di alta stagione, 145 €. Un albergo equivalente a un nostro "Tre Stelle", mica lo Hilton. In nessun luogo di Grecia, avevo mai speso più di 30 € per l'equivalente, con tutti i comfort, in camere private o in albergo, anche meno in Albania, 40 € però in Kosovo, a Pec/Peja. E così ho tolto il disturbo al più presto anche questa volta. bendisposto come sono per indole verso gli "esterni", avevo rimosso anche quanto i montenegrini siano in buona parte indisponenti, anche a prescindere della viabilità. Ultimo esempio, la scenata isterica di due agenti della polizia di confine che avevano pensato bene di piazzarsi nel gabbiotto sul lato-passeggero, rendendo alquanto difficoltoso lo scambio dei documenti che gli sporgevo. Sono stato ben lieto di lasciare questo Paese discompiacente, di cui consiglio soltanto l'interno e il Parco Nazionale del Durmitor, dopo aver speso in tutto soltanto i 70 centesimi di euro per un breve parcheggio a Cattaro, e ho optato per un rientro notturno a casa lungo la costiera croata con vista sulle mie amate isole della Dalmazia che, in realtà, con i Balani c'entrano poco.
Berat, ponte pedonale
Le indicazioni stradali sono carenti e approssimative in tutta la regione, tanto da far rimpiangere l'assenza di un sistema di navigazione a bordo: colpiscono in particolare in Grecia, che è pur sempre un Paese dell'UE con una rete viaria generosamente finanziata dalla stessa, così come è demenziale il traffico nelle città anche più piccole. Seguono quelle montenegrine, in linea col resto del Paese (a Cattaro non viene indicata la strada internazionale, la E65, che porta in Croazia, a poco più di 20 chilometri di distanza, tantomeno evidenziato il simbolo della dogana, ma semplicemente la località di Herceg Novi, che non è nemmeno, propriamente, il posto di frontiera. In Albania ce la si cava meglio anche perché quasi tutti capiscono bene l'italiano e lo masticano, ma soprattutto la gente che si incontra è molto più disponibile e collaborativa.

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