sabato 26 giugno 2010

Da Brazza a Lesina, l'isola della lavanda


Lesina DuomoLESINA (DALMAZIA, CROAZIA) - Previsioni meteorologiche sbagliate e giornata a un primo giudizio poco felice per un'escursione a Lesina (Hvar in croato) e Palmisana, ma il cielo prevalentemente nuvoloso, la temperatura mite e una brezza corroborante sono state di giovamento perché c'è stato da scarpinare. A differenza di Supetar, che è divenuta capoluogo di Brazza soltanto al termine della dominazione della Serenissima (che aveva scelto Neresi come sede del governo, all'interno dell'sola, lontana dalle incursioni dei pirati e dalla zanzara anofele), conservandone scarse tracce, a Lesina l'impronta veneziana è nettissima, il Leone è piantato ovunque, e in piccolo la città ricorda Ragusa, ossia la magnifica Dubrovnik. Se il palazzo dei Rettori non esiste più, c'è invece l'arsenale, di dimensioni adatte alla costruzione di galee, sovrastato da quello che risulta essere il più antico teatro pubblico europeo, voluto dal nobiluomo Pietro Semitecolo all'inizio del 17° secolo. Splendida l'ampia piazza chiusa da un lato dalla cattedrale di Santo Stefano (foto in alto), costruita dopo l'invasione turca del 1571, e dall'altro dal porticciolo. Sul lato opposto all'arsenale, la loggia veneziana, oggi terrazza di un albergo, e un bel palazzo gotico. Da un'altura di circa cento metri, raggiungibile con una ripida scalinata che parte dalla piazza e seguita da qualche morbido tornante in mezzo a un parco, domina la città il castello, altrimenti detto Fortezza Spagnola (ignoro per quale motivo, poiché di iberici qui non se ne sono mai visti), da cui si gode uno splendido panorama che oltre alla città e alle isole che chiudono la baia giunge fino a Lissa e Curzola (foto sotto)Lesina panorama  JPGLesina, come dicevo nell'ultimo post, è l'isola della lavanda, importata dalla Provenza attorno al 1925 e che qui ha trovato il terreno e il clima ideale per riprodursi in quantità impressionati: nel secolo scorso, prima delle sciagurate guerre jugoslave, con una produzione che arrivava fino a 40/50  tonnellate di olio di lavanda (oggi stabilizzata sulle 20, il 90% destinato all'industria cosmetica, il 10 a quella medicinale) è stata letteralmente l'oro di Lesina, soprattutto per i paesi  poveri dell'interno che non potevano vivere di pesca e che non avevano terreni adatti alla produzione di vino e olio. Che sono gli altri due prodotti di punta dell'isola: celebre il prošek, che non ha nulla a che vedere col prosecco nostrano di Valdobbiadene, ottenuto dal vino fatto appassire sul tetto o sul pergolo, profumato e buono quanto raro. Da 100 chili di uva se ne ottengono dai 10 ai 15 litri che in teoria dovrebbero avere fra i 30 e i 35 gradi zuccherini; quello che si trova abitualmente in commercio ne ha mediamente 20 ed è mischiato con altro vino. Sempre sull'isola di Lesina, per le precisione a Sveta Nedjelja, è attiva l'azienda vinicola privata più grande e prestigiosa della Croazia, quella di Zlatan Plenković, che ha reso famosi il Plavac, rosso, e due bianchi, lo Zlatan e lo Zavala. Da notare che vengono utilizzati soltanto vitigni autoctoni dell'isola, che hanno resistito alla filossera alla fine del XIX secolo. Lavanda ovunque, quindi, per le strade di Lesina, in qualsiasi forma: dai sacchetti di fiori secchi, ai mazzi di infiorescenze, agli oli, alle essenze, ai mieli. E' una cittadina molto vivace, mondana, modaiola, anche civettuola, direi perfino un po' da "fighetta": oltre a essere ben collegata con Spalato e le altre isole della Dalmazia e ad Ancona dall'altro lato del mare, è dotata di un porto naturale ben protetto, che la rende una delle mete da diporto predilette di tutto l'Adriatico. Sull'isola, che contende a Veglia il titolo di più grande di questo mare ma che certamente è la più lunga coi suoi 68 chilometri, è doveroso tornarci perché in grado di riservare molte gradevoli sorprese. Intanto, per completare la gita, mi sono concesso un'occhiata e un tuffo sull'isola di Palmisana (foto in basso), mezz'ora di battello da Lesina, dotata di una marina molto ben organizzata e di due porti naturali ancora più protetti di quello del capoluogo, dove a far da protagonista non è la lavanda bensì il rosmarino: un profumo inebriante, seguito dal fico d'india.Palmisana

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