giovedì 6 dicembre 2007

A querela do Brazil

PARATI (o PARATY)/RJ - Per chi si fosse chiesto dove fossi finito, eccomi in uno dei posti più straordinari di tutto il Brasile. Nemmeno 20 mila abitanti, di origini indio-guiana, la cittadina si è sviluppata verso la fine del XVII secolo perché tappa obbligata tra Rio de Janeirio e le miniere di oro e diamanti del Minas Gerais: da qui partiva l'unica strada, per quanto insicura, in origine un sentiero indio, che conducesse dalla costa attraverso la Serra do Mar all'interno, verso la valle del rio Paraíba e Guaratinguetá, quindi a Ouro Preto e Diamantina. Fra il 1720 e il 1730 la sua importanza venne meno in seguito alla costruzione di una strada alternativa, più sicura e veloce, che avrebbe collegato Rio e il Minas attraversando la Serra dos Orgãos e risparmiando un paio di settimane di cammino. Nell'800 si riprese grazie all'esportazione del caffè. Parati (o Paraty: la grafia è una questione aperta e dibattuta  al pari di quella su Brasil o Brazil: irrisolvibile e quindi superflua) riunisce le caratteristiche di una città coloniale perfettamente conservata con un'ambientazione mozzafiato, e soprattutto è riuscita a non snaturarsi nonostante sia meta turistica fra le più conosciute del Paese. La ragione sta anche nel suo isolamento: solo nel 1954 fu collegata alla Statale Costiera che da Rio porta a Santos, e quindi a São Paulo, e fino ad allora era raggiungibile soltanto dal mare. Rimasta comunque piuttosto appartata divenne, dopo l'instaurazione del regime militare nel 1964, anche rifugio di un folto gruppo di intellettuali dissidenti, che qui non venivano perseguitati: una specie di porto franco, che ha contribuito a conferire a Parati un'atmosfera del tutto particolare, impedendole, per fortuna, di essere devastata dagli aspetti più degradanti della commercializzazione più bieca e dello sputtanamento turistico. Situata nella celebre Costa Verde, dove la rigogliosa Mata Atlantica entra direttamente nell'oceano, in una scenografia naturale molto simile a quella di Rio ma miniaturizzata e senza il suo asfissiante contorno urbano, nei dintorni della baia di Parati sono disseminate 65 isole e circa 300 spiagge, di tutte le dimensioni e per tutti i gusti. Centro storico rigorosamente chiuso al traffico veicolare salvo per i carretti trainati da asini e cavalli, e non a scopi turistici; pavimentazione a ciottoli irregolari (qui chiamati pé de moleque, dal nome di un dolce caratteristico, una specie di torroncino di arachidi); oggi la città è rinomata per l'eccellente cachaça, l'acquavite di canna che è il liquoore nazionale (base per la caipirinha), prodotta in innumerevoli distillerie artigianali in mille varianti diverse: ottima la "Gabriela", ispirata al film di Marino Barreto Junior, protagonisti Sonia Braga e il compianto, grande Marcello Mastroianni, del 1983, tratto dal celebre romanzo di Jorge Amado e girato proprio qui. Cachaça al gusto di garofano e cannella, davvero particolare: si direbbe l'essenza del Tropico! Le case sono rigorosamente a due piani, facciate in calce abbagliante, gli infissi pitturati in colori intensi: prevalente il blu, ma anche il rosso, l'ocra, il giallo. Mi diceva qualcuno che è stata una delle prime città in Brasile adessere costruita secondo un piano regolatore ben preciso: grosso modo si tratta di 5 isolati per 7, delimitati da un ruscello e dalla baia, ma diposti in modo irregolare nella loro regolarità, con curvature improvvise, angoli morti, spazi non prevedibli, soprattutto da nessun ingresso di strada se ne vede la fine, con l'effetto di disorientare e creare l'impresione di una specie di labirinto, più apparente che reale. "Ragioni startegiche", mi hanno detto, non spingendosi oltre. Immagino per consentire a truppe militari di nascondersi nei luoghi più oppurtuni per sorprendere e respingere gli assaltanti ai trasporti di oro e pietre preziose. Turisti che ancora scarseggiano, in questo periodo, l'unico aspetto negativo di questo soggiorno sono le infelici condizioni meteorologiche: sono le "aguas de março fechando o verão" a chiudere la stagione estiva, normalmente, appena passata la sbornia del Carnaval, come recita la celebre canzone di Tom Jobim, resa un capolavoro assoluto nella interpretazione della indimenticabile, grandissima Elis Regina. E invece a rendere incerto l'inizio di quest'estate 2007/2008 abbiamo gli acquazzoni e la nuvolaglia decembrina: mai successo per un periodo così lungo!

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