domenica 26 maggio 2019

Tutti pazzi a Tel Aviv

"Tutti pazzi a Tel Aviv" (Tel Aviv on Fire) di Sameh Zoabi. Con Kaif Nashif, Lubna Azabal, Yaniv Biton, Nadim Sawalha, Maisa Abd Elhadi, Yousef "Joe" Sweid, Amer Hlehel, Ashraf Farah, Laëtitia Eïdo e altri. Lussemburgo, Francia, Belgio, Israele 2018 ★★★+
Fuorviato tanto per cambiare dal titolo italiano che non c'entra nulla con l'originale, e che portava a pensare di avere assicurata un'ora e mezza di risate conoscendo il caustico humor ebraico, in questo simile a quello dei loro cugini arabo-palestinesi (ci si riferisce ovviamente ai più intelligenti delle due parti in causa) quando si tratta di satireggiare sulle diatribe che li dividono in un conflitto di varia intensità che dura ormai da settant'anni; e invece si sorride sì, ma piuttosto compassatamente davanti alla messa in scena, ché di questo in fin dei conti si tratta, della strampalata e paradossale costruzione della sceneggiatura di una serie TV palestinese prodotta a Ramallah, che porta il nome di Tel Aviv Brucia, una storia d'amore, spionaggio e tradimento ambientata nel 1967, appena prima dello scoppio della Guerra dei Sei Giorni. Salam, un trentenne palestinese che vive a Gerusalemme, indeciso su cosa fare della sua vita e incapace di trovare stabilità in una situazione incerta e destabilizzante come quella dell'occupazione israeliana con tutto quel che comporta, viene ingaggiato come tuttofare dallo zio che è il produttore della serie, col compito, in quanto esperto di cose ebraiche vivendo al di là del muro e parlando la lingua, di fare da consulente. Fermato un giorno per un controllo al check point, si fa passare per lo sceneggiatore, cose che poi diventa davvero dopo che si imbatte in Assi, l'ufficiale di Tsahal che comanda il posto di frontiera, la cui moglie segue con passione la serie e che ha  a sua volta velleità artistiche, ma soprattutto il desiderio di impressionare la consorte che lo considera un macho irrimediabilmente rozzo e refrattario al romanticismo e alla passione. In sostanza fornisce a Salam dapprima tutta una serie di suggerimenti che impressionano sia gli attori sia i produttori e che consentono Tel Aviv Brucia di raggiungere picchi d'ascolto insperati da una parte e dall'altra; così che il giovane, di suo alquanto sprovveduto, viene assunto davvero come co-sceneggiatore; poi interi pezzi di sceneggiatura, che permettono alla serie di avere materiale per proseguire per una seconda stagione superando l'epilogo che era stato originariamente previsto per la vicenda, e con un nuovo protagonista a sorpresa. Che non svelerò, perché è una delle parti più divertenti del film. Buona parte del quale si svolge nel teatro di posa dove viene girata la serie televisiva (dunque un gustoso film-nel-film), e l'altra nella stanza di Assi, ogni qual volta Salam si reca da Gerusalemme Est a Ramallah e viceversa, ossia quotidianamente; al contempo si svolgono le vicende coniugali dell'ufficiale e quelle di Salam con Mariam, una giovane medico di cui è innamorato fin dall'infanzia. Una commedia aggraziata, capace di far riflettere con leggerezza sull'assurdità della situazione nei Territori ma anche in generale sulle divisioni tra arabi ed ebrei in quelle terre, molto più simili di quel che si potrebbe pensare e sicuramente di ridere delle stesse cose e perfino dei paradossi che vivono quotidianamente, lasciando spazio alla speranza che un modo per superarle forse c'è, magari attraverso il cinema o la TV, e sicuramente attraverso la conoscenza e comprensione reciproca e l'intelligenza. Tra gli attori, una nota di merito a Yaniv Beton (Assi) e Lubna Azabal Che interpreta la protagonista della serie TV), mentre Kaif Nashif nei panni dello stralunato Salam lascia il dubbio se ci fa o ci è: nel primo caso, è bravissimo!

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