venerdì 19 aprile 2019

Il riposo del guerriero


E' successo proprio stamattina: come se avesse aspettato che io guarissi dopo una settimana di malesseri, in cui era stato lui, il gatto Leo, ad assistere me. Gli avevo ancora dato da mangiare, verso le 8; somministrato la pillola polverizzata contro il diabete che prendeva ormai da qualche anno e che pazientemente, senza mai graffiarmi (contento non era, certo: ma capiva che lo facevo per lui, perché per nessun altro motivo l'avrei tormentato) e tre ore dopo, sotto i miei occhi, tentando di alzarsi per raggiungere la sua cassetta, è collassato d'un tratto, non riuscendo più a sollevarsi, arrancando penosamente verso la sua meta, in cucina, a espletare l'ultimo bisogno; ma ho capito subito che non ce la faceva più. E così ho dovuto procurargli l'eutanasia da parte del veterinario di fiducia che lo seguiva da 15 anni nelle sue peripezie. Perché le aveva tutte. Era arrivato nel luglio del 2004, che avrà avuto sì e no 4 settimane, salendo i gradini che dal giardino portano in terrazza, e ho capito dopo una notte che non sarebbe stato un ospite provvisorio: la vicenda l'avevo raccontata qui, scrivendo del  mio rapporto speciale con l'altro gatto di casa, Filli, morta 4 anni fa. E' stato per 10 anni un Gatto Alfa a tutti gli effetti, il classico soriano, furbo e intelligente, che ha fatto strage di cuori (diciamo così) diventando il ras incontrastato in un circondario piuttosto vasto (molto verde, pochissime auto, territorio tra l'urbano e l'agreste, questo nel borgo medievale dove vivo: il paradiso del gatto). In periodo di calore, era capace di sparire per giorni. Un bel dì, portato dal veterinario perché in preda a feroci infiammazioni alle gengive, hanno verificato che, come l'80% dei gatti di qui che non vivono chiusi in appartamento, si era beccato la HIV felina. E ha dovuto essere castrato per evitare che la trasmettese ulteriormente. Così il buon Leo, che non sapeva giocare (evidentemente sottratto alla madre prima che potesse imparare a farlo: era anche un cacciatore mediocre, perché non uccideva chirurgicamente ma sbrindellava le vittime) e nemmeno miagolare, è diventato un gatto di compagnia a tutti gli effetti e ha pure imparato a interloquire, nonostante i suoi rarissimi miagolii fossero sgraziati. Ciò non impediva le sortite che gli erano sempre concesse (anche in inverno: spesso un dentro-e-fuori ossessivo), ma capitava sempre più di frequente che rimanesse vittima delle vendette dei colleghi che aveva sottomesso ai suoi tempi d'oro, figurarsi quando ormai aveva perso tutti i denti e non poteva difendersi: tre anni fa è stato salvato per miracolo, dopo essere stato letteralmente scuoiato a una zampa, con la ferita infetta, completamente disidratato, e l'avevo ritrovato in terrazza (sempre quella, risalendo gli stessi gradini) dove era arrancato solo dopo che l'avevo chiamato io, il giorno del ritorno da un mio viaggio, con le ultimissime forze (la signora che l'accudiva durante le mie assenze, a cui pure era affezionato, l'aveva dato per sicuro disperso da una settimana). L'immunodeficienza gli causava sempre più frequentemente pesanti problemi respiratori curati con antibiotici e sessioni multiple di aerosol effettuate da me ma ha resistito a tutto: era un mito, non solo in famiglia, ma tra parenti e amici; la prova vivente delle sette esistenze concesse a questi felini. Stamattina è crollato, lui che nel suo mondo era stato un gigante, e un micio di una bontà e pazienza infinite. Addio mio piccolo grande amico: ti seppellirò sotto l'albero più bello, giù nelle rive da cui sei venuto a darmi tanta compagnia e affetto negli ultimi 15 anni. 

1 commento:

  1. Povero Leo, come la mia Placidia, ha sofferto abbastanza.
    Ora stanno assieme nei prati sempreverdi di Gattoniax...
    Miaox!

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