venerdì 9 novembre 2018

Menocchio

"Menocchio" di Alberto Fasulo. Con Marcello Martini, Maurizio Fanin, Carlo Baldracchi, Maurizio Fanin, Mirko Artuso, Emanuele Bertossi, Nilla Patrizio, Agnese Fior, Roberta Potrich e altri. Italia, Romania 2018 ★★★★½
Sarebbe bello, oltre che importante, che questo notevole film uscisse dalla dimensione locale e, magari attraverso il passa-parola, potesse venire apprezzato, come merita, in un ambito più vasto: come del resto è avvenuto tre mesi fa in occasione di Locarno 71, festival che da sempre ha un occhio di riguardo per film difficili e inconsueti, dove ha riscosso il favore di pubblico e critica. La pellicola, diretta e ideata da Alberto Fasulo, già segnalatosi con Rumore Bianco e Tir, si basa sulle ricerche storiografiche di Andrea Del Col sui processi dell'Inquisizione che a loro volta costituiscono la documentazione del famoso saggio Il formaggio e i vermi di Carlo Ginzburg, uscito nel 1976, che ha reso noto la vicenda e il personaggio fuori dai confini del Friuli, raccontando i due processi per eresia a cui fu sottoposto il mugnaio di Montereale Valcellina Domenico Scandella, detto per l'appunto Menocchio, il primo nel 1584 e il secondo nel 1599, dopo il quale fu arso sul rogo. In bilico fra documentario e finzione, la pellicola si avvale della straordinaria interpretazione di attori in gran parte non professionisti scovati in loco, tra Val Cellina (dove Menocchio nacque e visse) e Val Pesarina, dal regista sanvitese, che li fa esprimere in un misto di italiano dialettale del tempo, friulano e latino, ed è giocata soprattutto sui primissimi piani dei personaggi, in particolare quello principale, e sul contrasto fra luci e ombre infondendo una dimensione fortemente pittorica a un cinema che per scelta è estremamente realista. Due sono gli aspetti che rendono Menocchio una figura simbolica e quanto mai attuale: la sua cosmogonia, che riflette una visione profondamente legata alla natura (e condivisa sostanzialmente dall'ambiente contadino in cui viveva; dio è dappertutto, non nelle invenzioni dogmatiche della chiesa) e del tutto umanistica, inaccettabile per la chiesa cattolica, in particolare quella controriformista, ma anche per qualsiasi altro potere, statale o religioso che sia, il quale, per detenerlo, si basa su una dottrina elaborata da una casta di eletti e a uso e consumo di un ceto che la perpetua prevaricando ed esercitando un dominio assoluto sugli altri che gli sottostanno; il costo, in termini di libertà, di nutrire il dubbio, che è il fondamento di qualsiasi pensiero che possa definirsi tale, ossia critico, e questo vale anche, e soprattutto oggi, per quello scientifico (e che nulla ha a che vedere con LaScienza, ossia l'accozzaglia tecnologista fatta passare comune unica e vera: un dogma equivalente alle panzane su cui si reggono le varie fedi e ideologie). Superfluo dire che per uno che come me nutre come me un timore ancestrale, rima ancora che diffidenza, nei confronti di qualsivoglia ideologia, la visione di Menocchio sia stata di conforto e come un "ritorno a casa" e la conferma che il nocciolo di qualsiasi questione, oggi come sempre, sia sempre la natura del potere e dei mezzi che questi usa per autogiustificarsi e quindi perpetrarsi. Quindi: grazie!

Nessun commento:

Posta un commento