martedì 2 ottobre 2018

L'uomo che uccise Don Chisciotte

"L'uomo che uccise Don Chisciotte" (The Man Who Killed Don Quijote) di Terry Gilliam. Con Adam Driver, Jonathan Pryce, Joana Ribeiro, Olga Kurylenko, Stellan Skarsgad, Jordi Mollá e altri. GB, Spagna 2018 ★★★★½
Terry Gilliam, l'unico membro americano dei mitici Monty Python ce l'ha fatta: dopo 20 anni di tentativi miseramente falliti (il primo dei quali documentato in Lost in La Mancha, uscito nel 2001), un record nella storia del cinema, per un motivo o per l'altro, a cominciare dai rapporti sempre conflittuali con i produttori, il suo film ispirato alle avventure dell'eroe di Cervantes ha visto finalmente la luce e il risultato, come ci si poteva aspettare da un geniaccio come lui, è una fantasmagoria surreale che opera su diversi livelli. Tobi Grisoni (Adam Driver), un talentuoso regista brillante quanto cialtrone, che si trova su un set in Spagna a girare degli spot pubblicitari con un soggetto ispirato a Don Chisciotte, si imbatte in un misterioso gitano che vende DVD piratati, tra i quali scova una copia di una sua opera giovanile di vent'anni prima, appena uscito dalla scuola di cinema, sullo stesso tema, e girata in un villaggio che si trova lì vicino, nel cuore della Mancha, che aveva per interpreti i suoi abitanti a cui aveva prospettato un radioso futuro nello sfavillante mondo dello spettacolo. Toby decide di andare sulle loro tracce per verificare cosa ne è stato delle loro vite e l'accoglienza non è esattamente delle migliori, ma finisce per imbattersi sia in Angelica, la ragazza che aveva interpretato Dulcinea e che ai tempi aveva sedotto, sia il vecchio ciabattino del paese, un grandioso Jonathan Pryce che, completamente impazzito, si è talmente immedesimato nel ruolo affidatogli allora, da essere convinto di essere lui stesso Don Chisciotte fino a riconoscere in Tobi il suo fedele scudiero Sancho Panza e riprenderlo con sé per una nuova serie di deliranti avventure che riportano la strana coppia sul set che Tobi aveva momentaneamente abbandonato e li trova coinvolti in una serie di spettacolari spot per una vodka prodotta da un magnate russo in odor di mafia. Il risultato è un gustosissima sorta di Hellzapoppin' che conferma una vena tra il visionario e il demenziale colto che mi ha ricordato due capolavori del passato come Brian di Nazareth e Brazil, entrambi opera del grande Terry Gilliam, il cui ritorno fa felice i buongustai del genere. Superfluo dire che il regista ha ancora una volta avuto una mano infallibile nello scegliere gli interpreti, stralunati quanto lui che, immedesimandosi a sua volta in Don Chisciotte, dice a modo suo quel che pensa del mondo del cinema e di ciò che gli gira attorno. Immancabile per gli intenditori. 

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