mercoledì 28 marzo 2018

Ricomincio da noi

"Ricomincio da noi" (Finding Your Feet) di Richard Loncraine. Con Imelda Staunton, Timothy Spall, Celia Imrie, David Hayman, John Sessions e altri. GB 2017 ★★★+
Pur appartendendo al fiorente filone gerontofilo che pare andare per la maggiore negli ultimi tempi, Ricomincio da noi, al solito tradotto a cazzo in italiano (in inglese il titolo significa "rimettersi in piedi" e fa riferimento anche al corso di danza frequentato dai protagonisti), anche in considerazione dell'alta quota di ultrasessantenni che tenacemente continuano a frequentare le sale cinematografiche tradizionali, non ho avuto troppe perplessità di andare a vedere perché regista e interpreti erano una garanzia, e non sono stato deluso. Classica commedia inglese, racconta di Sandra che, proprio durante i festeggiamenti per la nomina a Sir del marito, un funzionario di polizia ex campione di tennis, e del suo passaggio al rango dl Lady dopo tre decenni di dedizione matrimoniale, scopre che lui l'ha tradita, per anni, con una presunta amica di famiglia, peraltro di aspetto mascolino, e si rifugia dalla sorella maggiore Elizabeth, detta Bif, che non vede da tempo e che ha fatto scelte opposte alle sue: è tenacemente single, freak, casinista, impegnata politicamente a sinistra, e vive in un appartamentino in affitto di un casermone situato in un quartiere popolare di Londra. Le differenze di carattere rendono scoppiettante la prima parte del film: dopo i primi tempi di sconforto e autocommiserazione annegati spesso e volentieri nell'alcol, Sandra comincia ad adeguarsi ai ritmi di Bif, che la convince a partecipare assieme a lei e ai suoi amici al corso di ballo che frequenta in una sala del quartiere, e dove troviamo una serie di personaggi di contorno che rendono corale la commedia, tra cui emerge Charlie, un restauratore che vive su una barca ancorata in un canale vicino al Tamigi, all'apparenza ridanciano ma in realtà a sua volta colpito duramente da un dramma ben più profondo: una moglie che adora, malata di Alzheimer, per le cui spese di ricovero ha perfino venduto la casa, che ormai non lo riconosce più e lo respinge. Sandra man mano riscopre se stessa, e attraverso il corso ricorda di essere stata, da giovane, un'ottima danzatrice e aspirante attrice, si apre alle nuove amicizie e nasce inevitabilmente una relazione tra lei e Charlie: non senza contrasti e colpi di scena fino all'inevitabile happy end. Che passa però attraverso accettazione della realtà da un lato e capacità di decidere dall'altro: ed è proprio sulla spoliazione da inutili orpelli, la capacità di vedere e saper apprezzare le cose essenziali, specie quando si viene inevitabilmente ad avere a che fare con la malattia oltre che col decadimento fisiologico, che si acquisiscono con l'età e il valore sempre maggiore che assume la libertà di scelta che si incentra meritoriamente il film che, grazie  anche a una sceneggiatura solida e scorrevole, evita accuratamente di banalizzare e buttarla in vacca. Tra gli interpreti, più di Imelda Staunton, forse non del tutto nella parte, splendono Timothy Spall e David Hayman nei panni di Charlie e del suo amico più stretto, e Celia Imrie in quelli dell'eccentrica ed amabile Bif. 

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