venerdì 16 marzo 2018

Oltre la notte

"Oltre la notte" (Aus dem Nichts) di Fatih Akim. Con Diane Kruger, Denis Moschitto, Johannes Kirsch, Samia Muriel Chancrin, Numan Acar e altri. Germania, Francia 2017 
Anche per il cinema vale la regola aurea cantata da Jimmy Cliff: The Harder They Come, The Harder They Fall. Per cui un film che pretende di essere drammatico ma insieme thriller politico, psicologico, giudiziario, insomma un minestrone che sarebbe tutto sommato (v)edibile in una serata noiosa davanti alla TV, a forza di venire strombazzato come un evento memorabile, preceduto per mesi da trailer e annunci di nomination e premi vari all'attrice protagonista, merita una stroncatura ancora più pesante alla prova dei fatti specie se capita di pagare per poterlo vedere su grande schermo. Tema: siamo a Sankt Pauli, quartiere multietnico (un tempo a luci rosse) di Amburgo, e una giovane madre scopre che marito e figlioletto sono stati le vittime, va da sé innocenti, di un attentato: una bomba artigianale fatta esplodere davanti all'agenzia di consulenza fiscale, di traduzioni legali e di viaggi dell'uomo, un turco di origine curda. Un tipo con precedenti penali pesanti per spaccio di droga che Katia, la protagonista, ha sposato mentre era ancora in carcere (era il suo pusher quando frequentava l'università), presentandosi in abito bianco e tatuaggi bene in vista e un'arroganza naturale insopportabile in dotazione. Svolgimento (a capitoli, tipo Quentin Tarantino): la famiglia felice / la disperazione / l'inchiesta / la giustizia negata / la vendetta. Tematiche non lontane da Tre manifesti a Ebbing, Missouri, ma abissalmente distante è il risultato. Per una serie di motivi, oltre al fatto che nessuna corte sana di mente avrebbe potuto condannare gli imputati di fronte a una insufficienza di prove tanto evidente e una condotta processuale così demenziale da parte dell'interessata e del suo legale e amico, un avvocaticchio di origine italiana, tanto per rimanere nel banale: mancanza di ritmo; incongruente gestione dei tempi; inesistente scavo psicologico dei personaggi, tratteggiati grossolanamente quanto banalmente; odiosità degli stessi; afasia sostanziale degli interpreti quanto dei personaggi immaginati da una sceneggiatura bislacca, i quali non dicono mai nulla di significante, salvo lo sgradevole ma intelligente avvocato che difende la coppia di giovani neonazisti autori dell'attentato, di cui Katia ha riconosciuto la ragazza, interpretato da Johannes Kirsch, l'unico di tutto il cast degno di essere ritenuto un attore. Come se non bastasse, tutto il film è costruito sulla protagonista, Diane Kruger che, si sottolinea, ha finalmente potuto recitare (è una parola grossa) nella propria lingua madre, il tedesco, avendo dunque l'occasione di sfoggiare tutte le sue qualità: misera cosa, a parte essere la versione femminile di Pavel Nedved, ex calciatore e attuale dirigente della Juventus, uno dei più noti e pervicaci simulatori che abbia mai calcato un rettangolo di gioco, senza averne però le capacità attoriali. Un film brutto, televisivo, schematico, prevedibile e scostante come solo dei tedeschi di scarso talento possono concepire e dei francesi in luna storta coprodurre, in stato di confusione mentale e non sapendo quali posizioni prendere riguardo al terrorismo islamista di cui pure sono stati entrambi vittime dopo averlo colpevolmente covato in casa: che si andasse a parare sull'attentato neonazista l'avevo capito fin dai primi 5 minuti. Non solleva il giudizio sul film la giusta fine che fa nell'ultima scena la vendicatrice-kamikaze, altro che La Sposa di Kill Bill... E così anche lo spoiler è servito per questo film di merda.

1 commento:

  1. E niente: le stroncature sono (quasi) sempre la cosapiù bella di un film franco-tedesco (dev'essere proprio l'accoppiata, che in generale non funziona...)

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