martedì 26 settembre 2017

L'equilibrio

"L'equilibrio" di Vincenzo Marra. Con Mimmo Borrelli, Roberto Del Gaudio, Lucio Giannetti, Astrid Meloni, Francesca Zazzera, Paolo Sassanelli e altri. Italia 2017 ★★★★+
Film scarno, diretto, duro senza dovere usare effetti speciali o mostrare sangue e cadaveri, perché la violenza e il disagio si percepiscono nell'aria avvelenata di un paese del Napoletano, nella famigerata Terra dei fuochi infestata dalla diossina prodotta dai rifiuti tossici prima interrati e poi bruciati perché nessuno provvede a trattarli: non è più il core business delle mafie che sullo smaltimento abusivo facevano profitti stratosferici, e che oggi trovano molto più fruttuoso lo spaccio di droga. E lì, dove è nato, che chiede di essere trasferito Don Giuseppe, parroco a Roma dopo una lunga esperienza da missionario in Africa, per "completare il suo percorso" e, forse, anche per evitare un coinvolgimento sentimentale con una collaboratrice al centro di accoglienza che ha organizzato in parrocchia. Viene accontentato e subentra a Don Antonio, particolarmente benvoluto per la sue lotte contro l'inquinamento dalla comunità di fedeli, afflitta da una morìa per tumori fuori controllo e dalle cause ben conosciute, il quale viene promosso a più alto incarico in curia. Già al suo arrivo Don Giuseppe viene avvertito dal predecessore dell'importanza di tenere un equilibrio, che a me ha tanto ricordato il termine tanto usato in campo economico-sindacale negli anni Sessanta e Settanta di compatibilità, beninteso col sistema. Anche qui, come presto si accorgerà il nuovo parroco, si tratta di questo, e il sistema, anzi: O'Sistema, è quello camorristico che ha lasciato libero campo ai rappresentanti della chiesa di occuparsi della lotta all'inquinamento, in sostanza dei morti e dei morituri, senza però interferire nel suo nuovo campo di interessi (la droga) e in ciò che accade all'interno dei palazzoni in cui vige la legge incontrastata del boss locale, in totale assenza di uno Stato inadempiente, codardo quando non direttamente complice con le sue leggi demenziali, fatte apposta per essere eluse e i suoi rappresentanti impotenti, demotivati e irrisi nel migliore dei casi. E' davanti a questa realtà, compresa quella della violenza su una ragazzina di dieci anni, che Don Giuseppe dovrebbe chiudere gli occhi, così come faceva Don Antonio per "mantenere l'equilibrio, come gli fa più volte capire la suora che collabora con lui; un ragazzo che lavora per il clan perché non c'è altro futuro e altro lavoro al di fuori di quel che offre O' Sistema, con cui è giocoforza convivere, e per lui finirà male; lo ribadirà anche il vescovo, che pure aveva avuto fiducia in lui, convinto che avrebbe afferrato da sé la necessità di mantenere l'equilibrio. E invece no, Don Giuseppe lo deluderà perché non si arrende nemmeno quando man mano i fedeli lo abbandonano e non frequentano più la chiesa e neanche quando lo minacciano: lo farà,dopo aver gridato tra se e sé sempre più sconsolato "mannaggia a dio", quando lo abbandonerà, rimproverandolo perfino, il suo superiore. Cinema neoralista, quello di Marra? Forse sì, declinato nella variante impegno civile. Minimalista, come si suol dire oggi? Io direi essenziale, energico, necessario, vero. Un buon cinema e un ottimo regista, che si affida ad altrettanto ottimi attori teatrali, Mimmo Borelli nei panni di Don Giuseppe al suo esordio in un lungometraggio. Da non perdere. 

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