martedì 13 giugno 2017

Sieranevada

"Sieranevada" di Cristi Puiu. Con Mimi Branescu, Mirela Apostu, Judith State, Bogdan Dumitrahce, Dana Dogaru, Ana Ciontea, Tatiana Iekel, Marin Grigore, Petra Kurtela, Simona Ghita, Rolando Matsangois e altri. Francia, Romania, Bosnia-Erzegovina 2016 ★★★★+
Quasi tre ore di claustrofobico interno balcanico con famiglia in un appartamento di Bucarest dove si tiene la cerimonia del quarantesimo giorno della morte di Emil, padre di Lary, medico rumeno che da qualche anno si dedica alla più lucrosa vendita di apparecchi sanitari, che partecipa alla riunione parentale assieme alla petulante moglie, classico esempio di consumismo sfrenato, pochi giorni dopo l'attacco del 7 gennaio di due anni fa a Charlie Hebdo, a Parigi. Episodio poco chiaro che si mescola, nei discorsi tra i personaggi che attendono l'arrivo del pope perché benedica la casa e la tavola in cui si consumerà il pasto in onore del morto, a quelli dell'11 Settembre ma anche agli avvenimenti che, venticinque anni prima, avevano portato alla deposizione di Nicolae Ceausescu dopo una rivoluzione per nulla chiara. 173 minuti che però sono tutto il tempo che occorre al regista, che nel rigore formale come nella capacità di rappresentare la realtà di persone, situazioni e rapporti rendendone tutti i lati più oscuri, contraddittori e anche meschini, facendoli esprimere e muovere in tutta naturalezza, ricorda il suo connazionale Cristian Mungiu. Perché sono tanti i personaggi che si incrociano in questo spaccato di famiglia ritrovata: tre fratelli della media borghesia professionale, madre, zia e marito fedifrago, due cugini, due cognati, degli amici di famiglia, una tostissima ex dirigente del partito comunista e ne dimentico certamente qualcuno, perché, in unità di tempo reale, si svelino per quello che sono, ciascuno alla ricerca di una qualche verità, impossibile da stabilire, e al contempo alle prese con la menzogna su cui si basa la propria esistenza. Metafora di un Paese, per decenni governato da un satrapo, più ancora che autentico tiranno, considerato come una sorta di Piccolo Padre in contrapposizione a un altro, ancora più temuto (Stalin e l'URSS) ma anche del disagio e della rete di finzioni, ipocrisie, violenze psicologiche che scaturiscono all'interno dell'istituzione famigliare, prima cellula in cui si mettono in atto i rapporti di forza e quindi di potere nonché la definizione dei ruoli e l'inquadramento in essi che si riproporranno, a salire, nel corso della vita e ai vari livelli della società: impossibile non ritrovarsi, rivedersi, e anche identificarsi con uno o più dei personaggi, pur con qualche disagio, assistendo a questa forzosa rimpatriata da quadrigesimo, a meno di non aver completamente rimosso dalla propria memoria certi convegni di famiglia in alcune situazioni "comandate". Anche sotto questo aspetto, per quanto il film sia espressione della realtà rumena e rifletta sulla storia recente del Paese, la rappresentazione portata sullo schermo da Puiu ha una valenza che non si ferma al suo Paese e nemmeno all'Europa. Di primo acchito si potrebbe definire Sieranevada (titolo che volutamente non evoca nulla) un film "teatrale", per la preponderanza del parlato, che si intreccia e sovrappone ma riesce sempre a essere intellegibile anche quando sussurrato; in realtà la macchina da presa, manovrata in modo da dare l'impressione a chi guarda di essere sempre all'interno della scena e di aggirarsi di persona nelle varie stanze prestando di volta in volta l'attenzione a questo o a quell'altro, è non solo quanto mai necessaria per ottenere questo scopo ma manovrata con una maestria rara. Attori bravissimi, regista che sa il fatto suo, un'ironia di fondo che stempera un quadro che può assumere toni inquietanti e nessun intellettualismo ne fanno una pellicola di ottimo livello e che non si dimentica facilmente proprio per la normalità che sa raccontare. 

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