sabato 1 aprile 2017

A Good American

"A Good American - (Il prezzo della sicurezza)" di Friedrich Moser. Con William Binney, Thomas Drake, Edward Loomis, Jesselyn Rodack, Diane Roark, Tim Shorrock, Kirk Wiebe. Austria 2015 ★★★★
Niente di nuovo sul controllo a tappeto e su scala globale di tutti i mezzi per comunicare, interconnessi tra loro, di cui disponiamo al giorno d'oggi in questo documentario del 2015 prodotto dalla televisione pubblica austriaca e che in quella sede sarebbe opportuno che venisse divulgato per informare il più vasto pubblico sullo stato delle cose, e comunque ben venga anche sul grande schermo. Protagonista è William Binney, ufficiale ed ex direttore tecnico della NSA (National Security Agency) dimessosi poco dopo l'11 Settembre del 2001 e da allora "gola profonda" per quanto riguarda lo spionaggio negli USA, un geniale matematico e analista che aveva elaborato, basandosi su un suo metodo predittivo che aveva già dato ottimi frutti ai tempi della Guerra del Vietnam, quando aveva previsto l'offensiva del Têt agli inizi del 1968; nell'estate dello stesso anno l'invasione della Cecoslovacchia che stroncò la "Primavera di Praga" e poi, con una sola ora di scarto, l'entrata dell'Armata Rossa in Afghanistan nei giorni di Natale del 1979, il potentissimo sistema ThinTread, fondato sull'analisi dei metadati. Poche settimane prima dell'11 Settembre il nuovo direttore dell'NSA, il generale Hayden, lo fece bloccare preferendogli il Trailblazer Project, acquisito a suon di miliardi di dollari da un'azienda privata con potenti addentellati nell'agenzia e nei massimi esponenti del governo. Tutto il mondo è Paese: come da noi c'erano imprenditori che sghignazzavano ai tempi del terremoto dell'Aquila perché la ricostruzione avrebbe loro riempito le tasche, così per i massimi dirigenti delle varie agenzie statunitensi che si occupano di sicurezza l'11 Settembre fu una manna dal cielo perché consentiva loro di "mungere il Congresso come una vacca". Venne anche riattivato ThinTread, ma senza i filtri per la protezione della privacy di cui lo avevano dotato Binney e il suo gruppo, che a quel punto se ne andarono, dopo aver constato che il sistema avrebbe previsto gli attentati. Da tutta le vicenda si trae la certezza che tutto il sistema di spionaggio statunitense non è in realtà rivolto alla difesa dei cittadini ma al controllo pervasivo di ogni aspetto dell'esistenza di chi è a qualsiasi titolo inserito nel sistema globale delle comunicazioni e quindi contro di essi. Un documentario biografico (qui una breve e interessante intervista allo stesso Binney, quand'era venuto di recente in Italia assieme al regista per la presentazione del film) che più che con la tecnologia ha a che fare con l'etica e, se vogliamo, con la filosofia. Da vedere.

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