martedì 14 marzo 2017

Triste, solitario y final


Dall'autosospensione (un istituto giuridico inesistente partorito dalla creativa mente dei politici italiani beccati in castagna e inquisiti dalla magistratura e riportato in auge alla bisogna dal sindaco milanese Beppe Sala, di recente utilizzato anche  da Tiziano Renzi, segretario della sezione pidiota di Rignano all'Arno nonché padre del segretario nazionale del partito) all'aspettativa per sei mesi senza stipendio: si conclude così la parabola di Roberto Napoletano al vertice del Sole-24Ore, e questo dopo ben quattro giorni di sciopero a oltranza indetto dal CdR del giornale confindustriale, e già questa "lotta dura senza paura" mi suscita uno sghignazzo. Una vicenda grottesca, riassunta qui nelle sue linee essenziali dall'AGI. Ovviamente nessuna solidarietà a Napoletano e men che mai alla sua redazione: se anche lil Sole, che già non splende da un pezzo, scomparisse dall'orizzonte delle edicole e la sua voce dall'etere, non sarebbe certo a detrimento dell'informazione in questo Paese, già messa male di suo; quanto ai pennivendoli, un po' di prepensionamenti per qualche nuova legge sull'editoria e per il resto chi se ne frega, tanto si tratta di precari e stagisti. I quali, prestandosi a farlo per il Sole, non mi fanno alcuna pena. Come esempio di affidabilità e serietà prendiamo proprio questo personaggio oggi al centro della cronaca giudiziaria che, ci piace ricordare, era uso propinare ricette politiche ed economiche a destra e a manca, in nome dell'efficienza, del merito e, va da sé, dell'onestà e della trasparenza, su come risolvere i problemi italiani da qualsiasi pulpito gli desse l'occasione di fare le sue prediche: e gli davano pure retta. Nella storia rimane il suo editoriale del 10 novembre del 2011 e il titolo a caratteri cubitali che lo sovrastava, quando invocava l'arrivo di Mario Monti al governo. Detto e fatto: ne paghiamo le conseguenze ancora oggi. Non ci mancherà, Napoletano, come non ci manca Monti. E nemmeno ci mancherebbe il Sole. Che non è dell'avvenir.

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