martedì 3 gennaio 2017

Il medico di campagna

"Il medico di campagna" (Médecin de campagne) di Thomas Lilti. Con François Cluzet, Marianne Denicourt, Cristophe Odent, Patrick Descamps, Isabelle Sadoyant, Géeraldine Schiffer, Féelix Moati e altri. Francia 2016 ★★★½
Un film curioso: convinto di assistere a una classica commedia francese (la locandina rimanda a La famiglia Bélier, grande successo della scorsa stagione), ecco una pellicola che utilizza sì il genere, raccontando la vicenda di un medico condotto che si trova a passare le consegne a una collega che, per motivi di salute, deve sostituirlo, ma lo fa per parlare della professione e della medicina odierna sotto tutti gli aspetti: quello del rapporto coi pazienti e tra colleghi; dell'eccesso di specializzazione e della perdita della capacità di fare diagnosi che è soprattutto incapacità di ascolto, nel senso letterale del termine: Jean Pierre, il protagonista, sostiene che è il paziente stesso, con le sue parole, a fornire la gran parte degli elementi utili allo scopo, e che quindi occorre farlo parlare senza interromperlo. Jean Pierre si dedica a tempo pieno a quella che, umanisticamente, ritiene una missione, per quanto profondamente laica, e quando a sua volta gli viene diagnosticato un tumore al cervello che lo costringe a cercare un sostituto, il primo impatto con la collega Nathalie, fresca di studi ma non più giovanissima perché diventata medico dopo dieci anni da infermiera in ospedale, è fatto di diffidenza e quasi di astio: inizialmente sembra quasi che lui sia geloso dei suoi pazienti. Man mano però Jean Pierre impara ad apprezzare Nathalie, sempre più sicura in un ruolo non facile e sempre più negletto in una medicina sempre più specializzata da un lato e centralizzata in grossi nosocomi dall'altro. Uno potrebbe pensare che il tutto sia un pretesto per narrare la nascita di un inevitabile rapporto sentimentale e invece non è così, perché il regista stesso è stato medico internista e questo è il secondo film che dirige sulla sua professione dopo Hippocrate, mai uscito in Italia, che raccontava invece la formazione di un medico nelle corsie di un ospedale. Vero che la pellicola è piuttosto didascalica in alcuni aspetti e che indugia su particolari corporei non sempre gradevoli, però ha anche buon ritmo, dei dialoghi veritieri e spesso frizzanti, e ritrae personaggi e situazioni tipici ma non banali dell'universo agricolo, ancora molto vivo in Francia nonostante l'imperante globalizzazione, che non fanno tendenza ma esistono, per quanto quasi nessuno ne parli. Thomas Lilti invece sì, senza buonismi pelosi né riducendo i personaggi a macchiette, e questo è un grande merito al di là del valore "artistico" del film. I due interpreti principali, Cluzet e Denicourt, sono entrambi all'altezza della situazione, così come tutti gli altri, forse meno professionali ma estremamente credibili. 

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