martedì 4 ottobre 2016

Bridget Jones's Baby

"Bridget Jones's Baby" di Sharon Maguire. Con Renée Zellweger, Colin Firth, Patrick Dempsey, Emma Thompson, Kate O'Flynn, Gemma Jones, Jim Broadbent e altri. Gran Bretagna 2016 ★★½
Nulla di nuovo sotto il sole di Bridget Jones, che da quindici anni ormai è un brand, come lo erano Rambo, Rocky Balboa, a suo modo Batman e, rimanendo in Gran Bretagna, Harry Potter, a parte il bebé che, dopo aver soffiato da sola nel suo appartamento londinese da zitella più o meno in carriera sulle candeline della torta per il 43° compleanno, Bridget Jones alias Renée Zellweger porta in grembo senza sapere chi sia il padre. I papabili sono due: l'americano Jack, incontrato nel weekend organizzato per consolarla dalla collega e amica MIranda a un Festival Rock (Glastonbury?) oppure il mai dimenticato Mark Darcy (Colin Firth), famoso avvocato in cause sui diritti umani e alle prese con un secondo divorzio, con cui il ritorno di fiamma aveva il sapore dell'inevitabilità: l'occasione dell'incontro era stato il funerale di Daniel Clearer (Hugh Grant, presente solo in fotografia) dopo essere stato dichiarato morto presunto in un misterioso incidente in qualche lontana landa esotica, e in seguito un battesimo, a cui partecipano entrambi. Invecchiata, dimagrita, un po' meno inetta ma sempre catastrofica nel gestire le situazioni innescate dalla sua stessa goffaggine, Bridget ha fatto carriera producendo un programma di interviste a personaggi famosi condotti in studio da Miranda a cui finisce per invitare, per riuscire a procurarsi elementi utili alla prova del DNA, proprio Jack, diventato milionario grazie a un sito per incontri basato sulla percentuale di compatibilità di coppia secondo un sistema di sua invenzione. Fra preservativi scaduti, esilaranti incontri con la ginecologa (Emma Thompson), il personaggio più riuscito del film, corsi pre-parto a cui partecipano entrambi i presunti padri, rincorse, equivoci e alcune idee felici come la nuova boss dark e i suoi assistenti hipster invariabilmente dotati di barbe definite generosamente "ironiche", la terza puntata della saga, diretta da Sharon Maguire come la prima, scorre via gradevolmente fino all'inevitabile happy end che lascia aperto uno sèpiraglio per un ulteriore episodio della serie, e alla fine questa rassicurante continuità ben confezionata è ciò che importa se da una pellicola non ci si aspetta altro che trascorrere un paio d'ore di completo relax col sorriso sulle labbra in compagnia di personaggi che si possono ormai considerare "vecchi amici", e che abbia una sua coerenza con le puntate precedenti: in questo senso il risultato è pienamente raggiunto.

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