domenica 4 ottobre 2015

Omofobia, omoidiozia e omoarroganza



Krzysztof Charasma col partner
Non bastava Niki Svendola a sognare di sposarsi in chiesa col suo compagno, benedetto dal prete e con tanto di confetti (nel frattempo si consola con una baby pensione da 5618 € al mese a 57 anni e con 10 di contributi, mentre io, grazie alla Fornero, dovrò aspettare di compierne 68, per vederne, se va bene, la quinta parte), ora ci si mette anche il monsignore polacco Krzysztof Charasma a fare outing, per di più alla vigilia del Sinodo sulla famiglia che prende il via oggi in Vaticano, e a esigere che la sua chiesa, quella cattolica di cui è sacerdote per sua scelta e vocazione, "apra gli occhi" e cambi atteggiamento sull'omosessualità. Passi per il prepensionato comunistiano, da cui ci si possono bene immaginare le patetiche aspirazioni da piccolo borghese qual è, ma che a pretendere che Santa Romana Chiesa smentisca sé stessa sia un teologo che ha un ruolo di rilievo nella Congregazione della Dottrina della Fede è il colmo, come se io da anarchico avessi preso la tessera dell'ex PCI con la presunzione di cambiarne l'ideologia e la pratica che sono il contrario del libertarismo, o di essere interista e juventino contemporaneamente. Insomma un altro di quelli "caduti dal pero", il quale, dopo che sono passati 18 anni da quando è stato ordinato sacerdote, scopre che la chiesa cattolica ha qualche problema con gli omosessuali. Ora: non è che nelle alte sfere del Vaticano non sia nota l'alta percentuale di pederasti fra i propri ranghi, ma saggiamente preferiscono stendervi sopra un pietoso velo di silenzio, a prescindere dal fatto che, nella sua ottica, ogni peccato può essere alla fine rimesso, se "lavato" con la macerazione nel senso di colpa e nel pentimento, quantomeno temporaneo, e non a caso i pedofili, omosessuali o etero che siano, hanno da sempre trovato nell'ambito della chiesa cattolica ampi pascoli negli incarichi che vengono loro affidati, nonché adeguata copertura e protezione alle proprie nefandezze, ma a patto di non dare spettacolo e tenere la bocca chiusa; qui si accampano diritti e libertà incongruenti con la stessa dottrina che si ha il compito di difendere e divulgare, pretendendo che un'istituzione plurimillenaria cambi rotta rinnegando i propri principi solo per veder riconosciute le proprie preferenze sessuali. Cosa che posso anche capire in ambito civile, per quanto mi lasci perplesso e ritenga grottesco ambire al riconoscimento istituzionale, da parte di una qualsivoglia autorità, Stato o Chiesa che sia, dei propri legami sentimentali, ma che lo faccia un alto funzionario della gerarchia cattolica lo trovo assurdo, e ridicolo stare a disquisirci sopra: e trovo lecito e anzi doveroso (per non dire sacrosanto) che le autorità ecclesiastiche non solo provvedano a spretarlo, ma lo caccino a calci nel culo fuori dal Vaticano. Ché poi Monsignor Charasma, come l'onorevole Niki Svendola, non rischia certo di morire di fame, con tutta la pubblicità che ha fatto a sé stesso e al libro che, guarda caso, "è pronto per la stampa, in italiano e in polacco, un libro in cui metto la mia esperienza a nudo". Parole sue, che definiscono il personaggio esattamente come la baby pensione dell'ex governatore pugliese. In altri termini: cari gay, attenti a non sbroccare. Per quanto mi riguarda, è già da un pezzo che mi hanno rotto i coglioni il vittimismo e l'esibizionismo di tanti di voi.

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