lunedì 19 ottobre 2015

La vita è facile ad occhi chiusi

"La vita è facile ad occhi chiusi" (Vivir es fácil con los ojos cerraados) di David Trueba. Con Javier Cámara, Natalia de Molina, Francesc Colomer, Ramón Fontseré, Rogelio Fernández. Spagna 2014 ★★★★+
Un film esemplare per semplicità, dolcezza (senza essere melenso, bigotto o buonista), discreto, educato, sincero. Racconta, rifacendosi a una vicenda vera, di Antonio, un insegnante di inglese e latino in un istituto di preti che usa i testi delle canzoni dei Beatles per invogliare da un lato, e risvegliare dall'altro, mandando loro "messaggi", i suoi allievi: siamo nella Spagna della primavera 1967, e manca ancora un decennio alla scomparsa di Francisco Franco e alla fine della dittatura; figurarsi se l'emittente radiofonica nazionale trasmetteva i loro pezzi (del resto lo faceva con estrema parsimonia pure la RAI nella "democratica" Italia): li ascolta e li registra dalla mitica Radio Luxembourg, che operava su una nave al largo dell'Olanda, trascrivendone le liriche. Venuto a sapere che John Lennon si trova ad Almería per girare, sotto la direzione di Richard Lester, Come ho vinto la guerra, durante un fine settimana decide di raggiungere il set da Albacete, nella Mancia (non esistevano autostrade, ai tempi, e non era una passeggiata), e gli capita di dare un passaggio ad altri due personaggi solitari, "diversi" come lui: Belen, una ragazza fuggita da un istituto di suore per future madri di figli di N.N., come si chiamavano allora, cui le famiglie affidavano le "reprobe" per evitare maldicenze e cattive figure nella propria comunità, e Juanjo, un sedicenne coi capelli appena più lunghi del "normale", allontanatosi da casa a causa della severità esagerata del padre poliziotto che gli impone di tagliarseli. Antonio capisce subito che i due hanno bisogno di contatto umano e di comprensione, e senza forzarli li coinvolge nella sua avventura. Arrivati in Andalusia, in riva al mare, Juanjo trova ospitalità e un lavoro temporaneo come cameriere in un "baracchino" presso la spiaggia gestito da un burbero catalano (già per questo un antifranchista per definizione e di conseguenza emarginato), a sua volta ritiratosi lì assieme al figlio handicappato perché abbandonato dalla moglie italiana che non ce la fa a reggere la situazione, mentre Belen aiuta Antonio a realizzare il suo sogno: effettivamente riuscirà a incontrare John Lennon nella sua roulotte e a parlarci a lungo durante le pause delle riprese, cui chiederà chiarimenti sui testi e che gli confesserà che pure lui è stato un figlio "non voluto" e gli racconterà di sua madre, e infine registrerà per Antonio una prima versione di "Strawberry Fields Forever", dalla cui prima strofa è tratto il titolo del film:

Living is easy with eyes closed,

Misunderstanding all you see.
It's getting hard to be someone but it works out,
it doesn't matter much for me


Perché è facile vivere facendo finta di niente, e questo riguarda anche Lennon: come se non esistesse la violenza di una polizia che picchia i fan dei Beatles mentre suonano a Madrid; i preti che menano gli allievi visti da Antonio; le suore sadiche che maltrattano le ragazze "empie". La morale è che non bisogna vergognarsi di gridare Help, e provare a cambiare le cose nel proprio piccolo, magari With a Little Help of my Friends. Oltre a questo messaggio "civile" di solidarietà umana, che non è mai inutile ribadire, meno che mai al giorno d'oggi, l'altro pregio del film è di ricostruire con assoluta fedeltà ambienti e modi di quegli anni: ho riconosciuto posti e situazioni che avrei vissuto di persona qualche anno più tardi, a metà dei Settanta, e per certi aspetti anche l'Italia degli anni Sessanta non era molto diversa anche se al posto dei fascisti c'era la DC, che era un'altra cosa, e che comunque ora mi sento di rimpiangere. Inevitabile dunque una botta di nostalgia per chi ha un ricordo ancora vivido di quegli anni: certo, le cose cambiano, indubbiamente alcune anche in meglio, però allora i rapporti umani erano tutt'altra cosa rispetto agli attuali e anche i sogni spesso si riusciva a tradurli in realtà, perfino conoscere di persona personaggi "mitici" che in realtà erano molto più a portata di mano di quel che si possa immaginare, e questo senza i mezzi di oggi, e chiunque abbia vissuto quegli anni e abbia girato l'Europa e, non solo, in autostop, in treno con l'"Interrail" o in bus, è in grado di testimoniarlo. Quindi complimenti a David Trueba, di cui è il primo film da regista che mi capita di vedere, mentre ho letto, e segnalo, i tre romanzi che sono stati pubblicati da Feltrinelli, anche in edizione economica: "Quattro amici", "Saper perdere" e"Aperto tutta la notte", e un bravo a tutti gli interpreti, perfetti nelle rispettive parti. P.S.: davvero, in seguito all'incontro di Lennon con l'insegnante spagnolo, i testi delle canzoni furono allegati ai dischi, o almeno ai Long Playing: cominciarono i Beatles e seguirono gli altri.

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