mercoledì 15 ottobre 2014

RefeRenzum fufferendum


Il M5S e Beppe Grillo che ne è il profeta, o quanto meno il referente principale, indicano giustamente nei protagonisti del circo mediatico i responsabili della disinformazione, della manipolazione della realtà e del rimbecillimento di chi si abbevera alle sue fonti, nonché i complici, perfetti e necessari, dei pagliacci che per benevola concessione e per conto delle Istanze Superiori, in primis il governo dell'UE, esercitano il potere in questo Paese. Non capisco dunque il perché del lancio della campagna, altrettanto mediatica e basata sul nulla come quelle condotte dal DeFirenzie sull'articolo, 18, il Jobs Act, il TFR in busta paga, gli ottanta euro, le riforme, la "spending" (come la chiama confidenzialmente il fanfarone in camicia bianca), sul referendum per l'uscita dalla moneta unica, come momento culminante di un altro evento, volutamente mediatico anch'esso, e costruito accuratamente in tale senso, come il raduno pentastellato tenutosi durante lo scorso fine settimana a Roma al Circo Massimo. Evento che poi, sfiga vuole, si è celebrato in contemporanea all'alluvione che ha colpito ancora una volta Genova, cosa che ha consentito a Vittorio Zucconi, una delle firme di punta di Repubblica, organo ufficiale dell'attuale governo napolitanesco, di affidare a Twitter un messaggio provocatorio che ha mandato in bestia Grillo e i suoi: «Per l’alluvione di Firenze, migliaia di giovani andarono ad aiutare. Per l'alluvione di Genova, migliaia di giovani vanno al Circo Massimo»: il che testimonia il malinconico tramonto di un giornalista che fu brillante ma che, da quando è apparso sull'orizzonte parlamentare il M5S, sembra esserne così ossessionato da essere diventato monomaniaco, appiattendo la radio che dirige, Capital, su posizioni se possibile ancora più renzusconiane dei vari supporti cartacei del gruppo De Benedetti. Tant'è: il referendum sull'euro è tutto fumo, una campagna fondata sull'annuncio. Che la costituzione non ammetta referendum abrogativi su materie inerenti a trattati internazionali (nonché in materia tributaria) lo sa Grillo per primo, tant'è vero che nel suo blog parla espressamente di referendum consultivo, da indire con legge costituzionale ad hoc (c'è il precedente del 1989, e proprio a proposito di un argomento "europeo") su "spinta" di una legge di iniziativa popolare in tal senso, sostenuta questa volta in aula dai gruppi parlamentari del M5S. A differenza di quel che accadde sette anni fa in occasione del "V-Day" con la raccolta di qualcosa come 336.144 firme (ne sarebbero bastate 50 mila, ma è come se fossero finite nel cesso) in calce alla legge di iniziativa popolare riguardante "i criteri di candidabilità ed eleggibilità dei parlamentari, i casi di revoca e decadenza dei medesimi e la modifica della legge elettorale". Una legge peraltro ordinaria, mai discussa dal Parlamento di allora; figurarsi la fine che farebbe una proposta di legge costituzionale, da approvare con una maggioranza qualificata, con un Parlamento come l'attuale, che è stato capace di rieleggere Napolitano e sembra in grado di demolire pure la Costituzione vigente. E allora di cosa si tratta se non di un altro colpo di teatro, che dà tanto l'impressione di rientrare nel solito gioco delle parti? Tanto più che nel frattempo da Strasburgo, su fronte del Parlamento europeo, gli eletti del M5S non sembrano aver preso iniziative mirabolanti. Mettere all'ordine del giorno un referendum di quel tipo, è farlo sul terreno della chiacchiera, quello più congeniale al fiorentino logorroico, che in più avrà a disposizione l'eterno argomento del dogma europeista (una variante del TINA: There Is No Alternative) per non parlare di giudici costituzionali addomesticati a dovere, pronti a mettere i bastoni tra le ruote di qualsiasi richiesta: ha molto più senso continuare ad incalzarlo su tutto il resto, e cercare magari di vincere qualche battaglia parlamentare. Marine le Pen sull'argomento è stata chiara: "se il Front National vincerà le prossime elezioni, il mio governo uscirà dall'euro". Una dichiarazione in questo senso da parte di Grillo sarebbe stata più coerente con le premesse che dice di avere, così come avrebbe avuto senso una battaglia in direzione dello sciopero o quantomeno obiezione fiscale laddove si presenti l'opportunità, e la scadenza della TASI proprio domani sarebbe stata un'occasione perfetta. Ma questo significherebbe fare sul serio e colpire il governo laddove fa veramente male, e non si da, perché questa è pur sempre la Terra dei Cachi...

3 commenti:

  1. Posso essere d'accordo sull'efficacia di una dichiarazione Lepeniana ma l'obiettivo che Grillo vuol raggiungere è quello di restituire la decisione alla gente, ai cittadini. Come dici, lui sa bene che non può farlo.Nel caso di un risultato clamoroso sicuramente non si farà il referendum ma, di contro, il M5S sa esattamente cosa può giocarsi. Quello che manca ai 5S è una nuova strategia comunicativa. Devono alzare il livello...basta con FB "Guardate cos'è successo... Inaudito...etc etc..." Ci vuole di più. Mandi. S.

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  2. Concordo con S. qui sopra e aggiungo, sulla comunicazione dei 5S: se Di Maio va bene per l'aria compita del bravo ragazzo che studia e quindi si manda in tv, per il resto le molte iniziative dei 5S non "bucano" lo sbarramento dei media compatti nel silenziarne le azioni (molte) politiche.
    Manca loro un vero megafono che non sia Grillo, il quale a mio avviso contribuisce in parte a oscurare le azioni degli eletti 5S.
    Sul senso o meno del referendum sull'euro non mi farei troppe domande: in fondo, nemmeno quello sull'acqua pubblica, nonostante fosse ammissibile dalla costituzione e sia passato con numeri da rivolta popolare, è servito a molto. Forse invece, quello sull'euro, anche se solo brandirlo come minaccia numerica, un effetto potrebbe averlo: pensa se si raccogliessero gli stessi numeri delle firme per l'acqua. Il contarli sarebbe un contarsi, un misurare concretamente l'impopolarità di governo, presidenza della Repubblica, del successo dell'UE sulla reale percezione delle persone.
    Per me avrebbe senso anche solo così.
    Le code ai banchetti per firmare, in ogni città d'Italia, sarebbe già in sé una rivoluzione da far tremare i polsi al potere, difficile da negare, manipolare, silenziare sui media.
    Basterebbe, oggi. Avrebbe il peso di una chiamata silenziosa, pacifica ma pesantissima contro ogni cosa che si pretende vogliano "gli italiani" senza che a questi sia mai consentito dire in realtà nulla.

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  3. Il motivo per cui le iniziative del M5S non "bucano" sta, come dici, nel muro di gomma organizzato dalla mafia mediatica, e siamo d'accordo. E anch'io andrei a firmare, pur sapendo che il referendum (consultivo, lo ricordo ancora una volta, mentre quello sull'acqua, stravinto e pure ignorato, grazie al PD e a SEL, era abrogativo), e so anche che una eventuale dichiarazione d'intenti chiara come quella della Le Pen Grillo o chi per lui non se la potrebbe permettere, in Italia, dove verrebbe sbranato a suon di "dagli al fascista" da parte degli squadristi autentici, ma abilmente camuffati, in camicia rossa o, ché fa più trendy, bianca. Pur riconoscendo l'onesta e in parte l'efficacia dell'azione parlamentare del M5S, lo vedo poco attivo sul territorio da un lato, e dall'altro temo il riproporsi di quel gioco delle parti già visto durante il quarantennio democristiano e il ventennio berlusconiano. Intanto, comanda davvero chi sappiamo. In Europa e dall'altra parte dello "stagno"...

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