mercoledì 28 maggio 2014

First "Exit": Novi Sad

Vista di Novi Sad dalla Fortezza di Petrovaradin
NOVI SAD - Seconda città della Serbia per numero di abitanti (quasi 400 mila), adagiata sulle sponde del Danubio, capitale della provincia autonoma della Vojvodina (patria, fra l'altro, del compianto Vujadin Boskov, scomparso di recente), fertile regione pianeggiante dove la Pannonia si incontra coi Balcani, da sempre crocevia di popolazioni e culture diverse, è una città vivace, benestante, ordinata, pulita, dove le diverse etnie (serbi in maggioranza, ungheresi, rumeni, slovacchi, tedeschi, ruteni e rom) si integrano felicemente: chi accusa ancora oggi la Serbia di essere dedita alla "pulizia etnica" dovrebbe venire a fare un giro da questa parti e comunque informarsi meglio, perché la Repubblica di Serbia, tra gli Stati emersi dalla sciagurata disintegrazione della Jugoslavia, è sicuramente quello che possiede la popolazione più composita, sia da un punto di vista etnico (ammesso e non concesso che tale concetto abbia un senso) sia da quello religioso. Ciò non giustifica la responsabilità per le bestialità commesse durante le guerre jugoslave dalla banda di Milosević, ma sarebbe anche il caso di guardare in casa d'altri, ma quando si tratta della Croazia, di fatto un protettorato della Germania con il supporto del Vaticano, o del Kosovo, avamposto degli USA, non si fa e non lo si è mai fatto, chiudendo non uno ma entrambi gli occhi. La Vojvodina, che gode della stessa autonomia di cui si avvaleva il Kosovo, si è però ben guardata dal separarsi dalla Serbia, pur essendone il "granaio", la regione più ricca e che produce la gran parte di ciò che finisce sui mercati e sulle tavole del Paese. Cereali, frutta e verdura di ottima qualità, che conservano colori, sapori e dimensioni autentici, gioia per gli occhi e, soprattutto, il palato (e il portafoglio), che niente hanno a che fare con le schifezze standardizzate che troviamo sui banchi dei nostri supermercati di plastica, tutte uguali da Berlino a Lisbona come da Palermo a Londra, per disposizioni UE e come risultato di una politica agricola comunitaria che ha distrutto qualità e specificità in nome della omogeneizzazione industrializzata. Ricca di chiese, bei palazzi, teatri, alcuni musei interessanti, tra cui quello della Vojvodina e quello di città, situato nella Fortezza di Petrovaradin, che domina Novi Sad da uno spuntone di roccia vulcanica che sorge sulla sponda meridionale del Danubio, e da cui si gode un'ampia vista della città e dei suoi dintorni oltre che del maestoso fiume transeuropeo, la vena aorta del Continente. Centro culturale e artistico di primaria importanza (ce ne si accorge subito vedendo la programmazione di teatri e sale da concerto, scuole di balletto e di musica in piena attività, musicisti di strada, tradizionali e moderni, attivi a ogni ora nelle vie principali, mai invadenti e assordanti), esplode in occasione dell'Exit Festival, il più grande di tutta la Serbia (che già ne è ricca) che si terrà quest'anno dal 15 al 17 luglio, bissato da un secondo festival cittadino dedicato al jazz che si tiene in novembre: c'è da divertirsi e per tutti i gusti!

La Fortezza di Petrovaradin

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