martedì 28 gennaio 2014

Nebraska

"Nebraska" di Alexander Payne. Con Bruce Dern, Will Forte, June Squibb, Bob Eodenkirk, Stacy Keach, Marie Louise Wilson e altri. USA 2013 ★★★★
Film on the road, nella migliore tradizione americana, e di sentimenti: quelli che un figlio, David, sensibile nutre per un padre anziano e malato, Woodie, in preda a una incipiente demenza senile  (forse soltanto "selettiva", come alcuni tipi di sordità), capriccioso, cocciuto, ex alcolista, di poche e scarne parole, che impara a conoscere meglio durante il viaggio in cui lo accompagna dal Montana dove vivono a Lincoln, nel Nebraska, per incassare una vincita di un milione di dollari, che il vecchio è convinto di aver realizzato, mentre si tratta di una delle solite per lanciare gli abbonamenti a una rivista: tanto da incamminarvisi a piedi. Durante una sosta nel paesino dove i suoi genitori vissero da giovani, e dove risiedono tuttora alcuni loro parenti, David viene a sapere anche altri particolari sul passato sia del padre sia della madre, e dell'ambiente in cui sono cresciuti, oltre a fare esperienza delle mire sulla presunta vincita di vecchi sedicenti amici e congiunti alla lontana. Lì vengono raggiunti anche da Rosie, moglie alquanto invadente e pesante di Woodie, e dall'altro suo figlio, giornalista televisivo di una certa fama, che inizialmente vorrebbero vedere il vecchio sistemato e reso innocuo in una casa di riposo. Ciò che spinge Woodie a incassare la vincita non è l'avidità di denaro, né il suo bisogno, ma il semplice desiderio, da ex meccanico, di comprarsi un furgone e un compressore, e lasciare il resto ai figli, cui è conscio di aver creato dei problemi, perché serbino un buon ricordo di lui. E' questo che David, animato da sincera pietas, dapprima intuisce e poi comprende fino in fondo, al punto di realizzare il desiderio del padre, scambiando la sua auto per un furgone usato, e rendendolo orgoglioso di poter attraversare il paese natale alla sua guida, vittorioso nonostante tutto. Un lieto fine tutt'altro che melenso, ma meritato per entrambi, per la serie "potete togliermi tutto, ma non i miei sogni. E la mia anima".  Eccezionali i due protagonisti ma grandiosi anche i personaggi di contorno, a cominciare da Rosie, perfetta la fotografia, un bianco e nero magistrale, così come la sceneggiatura, che mostrano degli Stati Uniti che raramente si vedono sullo schermo. Una conferma per Alexander Payne, che si può definire un neorealista poetico, e dunque eccezionale nel panorama cinematografica del suo Paese, e proprio per questo un film da non perdere pur senza essere un capolavoro. 

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