mercoledì 25 settembre 2013

Via Castellana Bandiera

"Via Castellana Bandiera" di Emma Dante. Con Emma Dante, Alba Rohwacher, Elena Cotta, Renato Malfatti, Dario Casarolo e altri. Italia, Svizzera 2013 ★★★★½
Gran bel film, con la potenza della tragedia greca, un'espressività degli interpreti (in buona parte attori non professionisti, e anche i tre protagonisti principali, che invece lo sono, si integrano perfettamente al resto del "coro") e una "verità" profonda e ineluttabile degna del miglior neorealismo, e la tensione dell'epilogo di un tipico western: il duello. Si tratta dell'esordio cinematografico della regista palermitana, finora attiva, con indiscutibile successo, nella dimensione teatrale: dimostra di trovarsi a suo agio anche dietro, e al contempo di fronte, alla macchina da presa. Rosa (la Dante) torna malvolentieri a Palermo, dove ha lasciato una madre con cui è in conflitto e un passato che non vuole rievocare, insieme alla sua compagna Clara, (la Rohrwacher), per accompagnarla al matrimonio di un vecchio amico. Mentre attraversano, a bordo di una FIAT Multipla, la periferia sempre più labirintica della città per giungere alla meta, tra loro cresce la tensione e finiscono in una strada "senza senso": né unico, né doppio, Via Castellana Bandiera, per l'appunto, dove si trovano di fronte alla "Punto" guidata da Samira (Elena Cotta, superba) e con a bordo il genero Rosario ("Saro") Calafiore, una figlia di lui e tre chiassosi nipotini, di rientro da una giornata al mare. Anche Samira è chiusa nel suo dolore, in uno stato quasi autistico: persa la figlia trentaseienne per un tumore, è tiranneggiata e disprezzata dal genero (è una "turca", ossia una straniera, originaria di Piana degli Albanesi, uno dei luoghi dove  vive una comunità albanese e greco-ortodossa che ancora oggi parla l'idioma delle origini) e si relaziona solo con un nipote che parla la sua stessa lingua. La strada è stretta, ognuna resta convinta del proprio diritto di precedenza (che non è chiaro in un rione dove pure esistono due numeri civici identici) e nessuna delle due intende cedere il passo all'altra, per cocciutaggine in parte innata, in parte dovuta alle circostanze della vita che le ha indurite; nel caso di Samira giocano anche le vessazioni del genero Saro, che le impone di tenere duro. Trascorre così, con le due automobili imbottigliate nella strettoia che si fronteggiano, e le due donne che si osservano e sfidano ma probabilmente pure capiscono tra di loro, per l'intero pomeriggio di una domenica canicolare e poi per tutta la notte, diventando una sorta di attrazione spettacolare per tutti gli abitanti della zona: chi va dare consigli all'una o all'altra, chi arriva ad avviare un lucroso giro di scommesse su quale delle due donne cederà per prima. Ci sono la dimensione corale e ironica di "Tano da morire" di Roberta Torre ma soprattutto quella grottesca del più recente e bellissmo "E' stato il figlio" di Daniele Ciprì, però la pellicola di Emma Dante vive di vita propria. Finisce inevitabilmente in tragedia, ma senza spargimento di sangue e relativa: tale forse solo per il nipote di Samira, che perde la nonna, e per Saro, che perde macchina e autista: per lei però sarà una liberazione, dal dolore e dal disprezzo altrui.

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