domenica 8 settembre 2013

Italia, Otto Settembre...

La festa della Repubblica del due giugno? Quella della Liberazione il 25 aprile? Quella del lavoro, il 1° maggio (l'Italia è pur sempre una Repubblica fondata sul lavoro, come recita il primo articolo della Costituzione, benché precario, in nero o inesistente)? Macché. Forse la festa della Vittoria il 4 novembre, l'unica mai ottenuta, al costo di oltre seicentomila morti sostanzialmente per niente durante la Grande Guerra? Non se ne ricorda nessuno, anche se nel suo consueto viaggio estivo per Repubblica l'ottimo Paolo Rumiz ne ha ripercorso nell'agosto appena passato, raccontandoli, i luoghi nel generoso e disperato tentativo di non dimenticare le tracce del massacro. Il 17 marzo, anniversario dell'Unità d'Italia? Figurarsi, è stata una trovata estemporanea del tipo che siede abusivamente sul "Colle più Alto", data venuta buona due anni fa in occasione della celebrazione in pompa magna del 150° della nascita dello Stato nazionale. Il Natale, o Capodanno? Semplici ricorrenze, sacre ormai solo al Dio Mercato (unico e globale). La sola festività riconosciuta da tutti i connazionali, che colpisce inesorabilmente anche chi la detesta, è il Ferragosto, ma se c'è una data che andrebbe scolpita indelebilmente nella memoria degli italiani è quella odierna, in cui ricorre la giornata più vergognosa della nostra storia, emblematica di ciò che sempre è stato il potere in questo Paese grottesco e sbadato, immancabilmente cialtrone, codardo, inetto e pavido fino alla genuflessione coi forti e ferocemente arrogante coi deboli. E questo sia nei confronti degli altri Stati, sia della sua stessa popolazione, suddivisa fra i sopracciò che si sono tra loro autoinvestiti di una qualche autorità con relativa schiera di servi devoti che li circondano, adulano e proteggono, e i loro sudditi. «Il governo italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare l'impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell'intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta. Conseguentemente ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi di qualsiasi altra provenienza». Questo il testo del "proclama" letto dal maresciallo Pietro Badoglio alle 19.42 di mercoledì 8 settembre del 1943 alla radio, allora EIAR, per annunciare il cosiddetto "Armistizio di Cassibile", firmato cinque giorni prima, in realtà una vera e propria resa senza condizioni alle forze anglo-americane. La mattina successiva Badoglio, capo del governo di sua maestà Vittorio Emanuele III, il sovrano e la sua corte, i vertici militari erano in fuga prima verso Pescara e poi verso Brindisi, lasciando le truppe senza istruzioni e il Paese intero allo sbando. Crimine e tradimento per cui il CLN, dopo il 25 aprile del 1945, avrebbe dovuto metterli al muro tutti quanti ed eliminarli senza processo. E' cambiato qualcosa, nella sostanza, dopo 70 anni, nella conduzione del Paese? Neanche per idea. Inettitudine conclamata, stupidità congenita, rinvio all'infinito di una qualsivoglia decisione, rimpallo delle responsabilità nell'eterno gioco dello scaricabarile, annunci roboanti e chiacchiere sul nulla, menefreghismo sulle condizioni di pseudocittadini considerati sudditi o tutt'al più "utenti", strafottenza senza limiti e al contempo servilismo nei confronti dei soliti noti, come l'eterna Germania a cui è stato concesso di travestirsi da UE per rendersi più presentabile ma fare comunque i propri comodi su scala continentale e gli USA, la Superpotenza dell'Impero globalizzato (sempre più in bilico e in procinto di sbriciolarsi), cui chi ci governa si accoda supinamente anche quando fa finta di dissentire seppure parzialmente, come pochi giorni fa in occasione del G-20 di San Pietroburgo sulla Siria, con la consueta ipocrisia e l'inveterata abitudine a tenere i piedi in due scarpe, possibilmente comode e sicure, pur di non assumersi personalmente l'onere di una qualsiasi scelta chiara e netta nell'interesse dei (mal)governati, gettandoli nelle braccia di chi fa esclusivamente il proprio bieco interesse. Buon Otto Settembre a tutti.

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