mercoledì 29 maggio 2013

E la chiamano disaffezione

Disaffezione, distacco dalla politica, ma anche deliri come "Spinta per ricominciare" (l'Unità) e "La rivincita del PD" (la Repubblica). Contenti loro..., scriveva ieri Antonio Padellaro nell'editoriale a commento dei risultati delle ultime amministrative sul Fatto Quotidiano e dell'affluenza alle urne: ormai vota a malapena un italiano su due. TG, GR, giornali, politicanti: si ostinano a mistificare la realtà, a giocare con le parole, usandole a sproposito. Perché quelle adeguate sono ribrezzo, disgusto, schifo, repulsione, disprezzo, incazzatura, odio, ma anche tanta rassegnazione. La sola vista quotidiana dei ghigni sinistri di un Letta, di un Alfano, di un Brunetta, di una Finocchiaro, di Violante, di Cicchitto o di Zanda, il sosia di Mario Monti, ormai sparito dalla circolazione, ma anche di una Lombardi e di un Crimi, che si sono prontamente amalgamati alla melma generale, di un Nitto Palma, che li riassume tutti, per non parlare del capo in testa che sta al Quirinale, e che da quando è in carica questo governo di fantocci guarda caso ha smesso di monitare, sono il più potente emetico in circolazione. Altro che mettere il sale nel caffè.

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