mercoledì 26 settembre 2012

L'omunculpop

"Quand la merda la munta a scann o la spüssa o la fa dann": è questo un antico e saggio detto milanese che viene in mente di fronte alla grottesca citazione in giudizio civile, con una richiesta di risarcimento danni di 50 mila euro, di Vincenzo Ostuni, editor della casa editrice Ponte alle Grazie e poeta, da parte di Gianrico Carofiglio, ex magistrato divenuto noto al pubblico come scrittore di successo ed eletto, su questa scia, senatore del PD. Ostuni, che era stato l'editor di "Qualcosa di scritto" di Emanuele Trevi, arrivato secondo dietro a "Inseparabili" di Alessandro Piperno al recente "Premio Strega", aveva osato definire, sulla sua pagina Facebook , "Il silenzio dell'onda", di Carofiglio, terzo classificato, "un libro letterariamente inesistente, scritto con i piedi da uno scribacchino mestierante, senza un'idea, senza un'ombra di 'responsabilità dello stile', per dirla con Roland Barthes". Ancora meno tenero era stato con Piperno, ma tant'è, l'onorevole scrittore se l'è legata al dito e ha perso, a dir poco, il senso della misura nonché dell'opportunità, a dimostrazione che scalare le vette della notorietà e del potere è causa di deliri di onnipotenza, con annessa convinzione che tutto sia dovuto meno le critiche. Lo stesso atteggiamento che del resto ha la casta politica al gran completo, a cominciare dal capo in testa, il Presidente della Repubblica, fino ai Formigoni e alle Polverini. Eppure qui si tratta semplicemente di un giudizio puramente letterario, a cui Carofiglio, che finora era risultato essere una persona equilibrata e di buon senso, aveva tutti i mezzi e gli argomenti per rispondere adeguatamente, e invece si passa a un'azione giudiziaria per una frase critica, e se la intraprende un ex magistrato, parlamentare nonché intellettuale, tanto vale tornare alla censura preventiva e al Minculpop.  Ormai è chiaro a chiunque che quando si sale in alto e ci si abitua all'elogio compiaciuto, generalizzato e ipocrita si perde il senso della realtà e dei propri limiti, ma la sindrome dell'egolatria, che colpisce qualunque di questi personaggi, diventa particolarmente molesta nei sedicenti intellettuali "progressisti". Che assaliti da arroganza e spocchia finiscono, come Carofiglio e tanti altri prima di lui, col rivelare tutta la loro pochezza di omenicchi.

1 commento:

  1. Sì.
    Poi mi chiedo che fine abbiano fatto il buon senso o l'acume nel difendere i propri interessi.
    Forse basterebbe a Carofiglio rileggersi al volo un paio di righe di Oscar Wilde, il quale ben sapeva, prima che la politica ne stravolgesse l'uso, che è la pubblicità l'anima del successo. E che a determinare questo, dal punto di vista editoriale, è alla fine solo la classifia delle vendite.
    Una stroncatura, se messa al posto giusto, più che determinare la reale qualità di un'opera, può decretarne il successo.
    Pensa a quante copie si sono vendute dell'inutile Va dove ti porta il cuore, per dire...
    Insomma, quella di Carofiglio pare una reazione isterica da primadonna che si sente minacciata...
    Poco elegante.

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