martedì 28 agosto 2012

Asinistra della destra

Eugenio Scalfari "giovane, fascista e felice" con la mamma 
Marco Travaglio ha fatto bene a concludere il fondo del "Fatto Quotidiano" di oggi a proposito dell'appassionante e soprattutto attuale dibattito a colpi di "fascista" e di "destro" in corso in questi giorni, innescato dall'attacco del direttore di Repubblica al "Fatto Quotidiano" e dalle intemerate di Bersani contro Grillo, con queste parole: "dopo vent'anni, tutti possono vedere cos'è davvero la sinistra italiana. E capire chi ha regalato all'Italia 20 anni di fascismo, 40 di Democrazia Cristiana e 20 di berlusconismo". Andrei oltre, precisando che sia il fascismo, creazione originale italiana, sia il movimento comunista nel nostro Paese, nascono dai lombi del Partito Socialista, principale espressione della "sinistra" italiana a partire dal 1892. Le due ideologie totalitarie che ne derivano, nel Belpaese, sono geneticamente affini il che spiega la disinvoltura nell'operare un subitaneo cambio di casacca di milioni di connazionali a cavallo del 25 aprile 1945. Nel caso dei comunisti, il totalitarismo è mascherato, dalla nascita della Repubblica in poi, dall'uso tanto ossessivo quanto rivelatore dell'aggettivo "democratico" come sinonimo di progressista e quindi di comunista (anche la DDR di Ulbricht aveva nella propria ragione sociale il termine "repubblica democratica"), creando ossimori quali "centralismo democratico" degni delle "convergenze parallele" teorizzate dal democristiano Aldo Moro, che puntualmente mistificano la realtà manipolando le parole. L'altra ideologia che domina l'Italia è, come sappiamo, quella cattolica, che si può definire altrettanto totalitaria in quanto integralista. In comune fascismo, comunismo e cattolicesimo hanno il conformismo, la massificazione e il culto dell'autorità: dello Stato nazionale, del Partito-Stato, del capo di uno Stato Teologico peraltro estero. Il risultato non cambia ed è sotto gli occhi: l'italiano post unitario non sa pensare con la propria testa. O perché non può, non avendone gli strumenti (chi doveva non glieli ha forniti), o perché non vuole, preferendo appaltarla a una classe intellettuale scadente e codarda che raramente si eleva a voce critica: la quindicina di docenti universitari che durante il ventennio si rifiutarono di giurare fedeltà al fascismo sono storia, così come la prossimità opportunista al "campo progressista" dal '68 in poi una realtà innegabile. Questo lo stato dell'arte, che determina l'afasia sugli abusi di Napolitano e le scelte mai così chiaramente classiste da parte di un governo come quello in carica che, col pretesto dell'emergenza e forte di una maggioranza parlamentare mai vista, è il più politico degli ultimi quarant'anni. Altro che parlare di destra e sinistra, termini che non hanno alcun senso ai tempi di un'ammucchiata che altro non è che la perfetta espressione di un non-pensiero unico che è il comune denominatore dell'Italia di oggi.

2 commenti:

  1. Sarà un caso, che mai nessun pensatore ha avuto vita facile in questo paese, tranne venir puntualmente ricoperto di allori, ma solo dopo morto?
    Oggi, i pochi "pensatori", forse sapendo come funzionano le cose, si guardano bene dall'esprimere pensieri.
    Zitti, attendono in disparte che la morte li raggiunga, così da poter avere i loro postumi allori e le loro annuali commemorazioni.

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