lunedì 16 luglio 2012

Quel che è lesivo e quel che è nocivo: il vero spread che fa la differenza

Buco nero
Per l'informazione cloroformizzata di questo tragicomico Paese  rischia di passare per notizia la decisione del capo dello Stato Giorgio Napolitano di sollevare il conflitto di  attribuzione tra poteri dello Stato davanti alla Corte Costituzionale in merito alla mancata distruzione delle intercettazioni delle sue telefonate con Mancino a proposito della "presunta" trattativa tra Stato e Mafia negli anni Novanta. In sostanza la più alta carica dello Stato va all'attacco della procura di Palermo, che già aveva risposto per bocca del procuratore capo Francesco Messineo e del sostituto Antonio Ingroia alle strampalate obiezioni del ventriloquio e  autentico consigliere politico e giuridico di Napolitano, Eugenio Scalfari. Un altro ex fascista come Napolitano, che al momento opportuno ha operato un provvidenziale salto della quaglia, e che si vanta di una "laurea di guerra" presa nel 1946 con 110 e lode in giurisprudenza, quando la legge fondamentale dello Stato era ancora lo Statuto Albertino, promulgato un secolo prima. Una scelta scontata da parte dell'inquilino del Quirinale, tipico esempio di italiano forte con i deboli e debole con i forti, che segue alla lettera i consigli di quell'altro egolatra, il "fondatore" di quel centro di interessi e di potere che è il Gruppo Repubblica/L'Espresso. Considerando che un terzo dei giudici della Consulta è di nomina presidenziale, un altro terzo parlamentare e solo un altro terzo eletto dalla magistratura, non ho molti dubbi che i giudici costituzionali riusciranno a escogitare qualche cavillo per dare soddisfazione al ricorrente. Che a mio parere, per come ha operato nei finora 6 anni di presidenza, dalle controfirme alle leggi berlusconiane al sostanziale golpe che ha portato alla nomina del Governo Monti nel novembre dell'anno scorso, andrebbe processato per attentato alla Costituzione. Eppure nessun politico, intellettuale o organo di stampa, nemmeno il "Fatto Quotidiano", ne ha mai chiesto le dimissioni: nel 1978 Giovanni Leone vi fu costretto per molto meno. Una "non notizia", insomma, che rischia di oscurare quella dell'ennesimo superamento di ogni record da parte del debito pubblico italiano che, secondo le rilevazioni  della Banca d'Italia, ha raggiunto a fine maggio i 1966,3 miliardi di euro, con un aumento di 17 miliardi sul mese precedente, mentre al contempo le entrate tributarie (leggi tasse) sono aumentate di 1,4 miliardi, con un incremento del 4,6% sul mese precedente, +1,1% nei primi 5 mesi dell'anno rispetto al 2011. Tutto questo con il PIL in calo ben oltre le ottimistiche previsioni previsioni dell'1,9% nel 2012 da parte del governo, già riviste dal FMI. Eppure solo quattro giorni fa il neo ministro dell'Economia Vittorio Grilli, che ha da poco rilevato l'interim dal suo collega bocconiano Mario Monti, in una torrenziale quanto inconcludente intervista al direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli, aveva incautamente affermato: "I mercati non riconoscono ancora la bontà degli sforzi compiuti dal nostro Paese per mettere in ordine i conti, il pareggio di bilancio è a portata di mano, le riforme strutturali sono avviate. Nessun altro Paese ha fatto tanto, in così poco tempo".  Di oggi le rilevazioni della Banca d'Italia, e il differenziale tra Bund tedesco e BTP italiano, il famigerato spread, che ha di nuovo sfiorato quota 500. Questi i mirabolanti risultati dei primi otto mesi del Governo Monti, voluto a costo di sfasciare il dettato costituzionale dall'attuale Capo dello Stato e, tra gli altri, dal suo consigliori Eugenio Barbagianni Scalfari. Tutt'altra musica nella vicina Francia, a due mesi dall'insediamento alla presidenza di François Hollande al posto di Nicolas Sarkozy. Ecco quanto scrive il bene informato e fonte affidabile Alberto Pugnetti, che per la metà del suo tempo vive in Francia: "Ecco cosa ha fatto Hollande (non parole, fatti) in 56 giorni di governo: ha abolito il 100% delle auto blu e le ha messe all’asta; il ricavato va al fondo welfare da distribuire alle regioni con il più alto numero di centri urbani con periferie dissestate. Ha fatto inviare un documento (dodici righe) a tutti gli enti statali dipendenti dall’amministrazione centrale in cui comunicava l’abolizione delle 'vetture aziendali' sfidando e insultando provocatoriamente gli alti funzionari, con frasi del tipo 'un dirigente che guadagna 650.000 euro all’anno, se non può permettersi il lusso di acquistare una bella vettura con il proprio guadagno meritato, vuol dire che è troppo avaro, o è stupido, o è disonesto. La nazione non ha bisogno di nessuna di queste tre figure'. Touché. Via con le Peugeot e le Citroën. 345 milioni di euro risparmiati subito, spostati per creare (apertura il 15 agosto 2012) 175 istituti di ricerca scientifica avanzata ad alta tecnologia assumendo 2.560 giovani scienziati disoccupati 'per aumentare la competitività e la produttività della nazione'. Ha abolito il concetto di scudo fiscale (definito “socialmente immorale”) e ha emanato un urgente decreto presidenziale stabilendo un’aliquota del 75% di aumento nella tassazione per tutte le famiglie che, al netto, guadagnano più di 1 milione di euro all’anno. Con quei soldi (rispettando quindi il fiscal compact) senza intaccare il bilancio di un euro ha assunto 59.870 laureati disoccupati, di cui 6.900 dal 1 luglio del 2012, e poi altri 12.500 dal 1 settembre come insegnanti nella pubblica istruzione. Ha sottratto alla Chiesa sovvenzioni statali per il valore di 2,3 miliardi di euro che finanziavano licei privati esclusivi, e ha varato (con quei soldi) un piano per la costruzione di 4.500 asili nido e 3.700 scuole elementari avviando un piano di rilancio degli investimenti nelle infrastrutture nazionali. Ha istituito il “bonus cultura” presidenziale, un dispositivo che consente di pagare tasse zero a chiunque si costituisca come cooperativa e apra una libreria indipendente assumendo almeno due laureati disoccupati iscritti alla lista dei disoccupati oppure cassintegrati, in modo tale da far risparmiare soldi della spesa pubblica, dare un minimo contributo all’occupazione e rilanciare dei nuovi status sociale. Ha abolito tutti i sussidi governativi a riviste, rivistucole, fondazioni, e case editrici, sostituite da comitati di 'imprenditori statali' che finanziano aziende culturali sulla base di presentazione di piani business legati a strategie di mercato avanzate. Ha varato un provvedimento molto complesso nel quale si offre alle banche una scelta (non imposizione): chi offre crediti agevolati ad aziende che producono merci francesi riceve agevolazioni fiscali, chi offre strumenti finanziari paga una tassa supplementare: prendere o lasciare. Ha decurtato del 25% lo stipendio di tutti i funzionari governativi, del 32% di tutti i parlamentari, e del 40% di tutti gli alti dirigenti statali che guadagnano più di 800 mila euro all’anno. Con quella cifra (circa 4 miliardi di euro) ha istituito un fondo garanzia welfare che attribuisce a 'donne mamme singole' in condizioni finanziarie disagiate uno stipendio garantito mensile per la durata di cinque anni, finché il bambino non va alle scuole elementari, e per tre anni se il bambino è più grande. Il tutto senza toccare il pareggio di bilancio. Risultato: ma guarda un po’ SURPRISE!! Lo spread con i bund tedeschi è sceso, per magia. E’ arrivato a 101 (da noi viaggia intorno a 470). L’inflazione non è salita. La competitività e la produttività nazionale è aumentata nel mese di giugno per la prima volta da tre anni a questa parte. Hollande è un genio dell'economia?" No, ma è un socialista onesto che mantiene la parola data, mentre i nostri luminari sono degli degli inetti e pure in malafede. C'est la difference: tel chi lo spread!

1 commento:

  1. Un super extra chapeau! Post che rischia di essere il mio Superstar fra quelli letti oggi...

    RispondiElimina