mercoledì 25 luglio 2012

I giorni della vendemmia

"I giorni della vendemmia" di Marco Righi. Con Marco D'Agostin, Lavinia Longhi, Gian Marco Tabani, Maurizio Tabani, Claudia Botti. ITA  2010 ★★
Ecco la dimostrazione di come il cinema italiano sia ancora capace di sfornare talenti, specialmente lontano dal circuito paratelevisivo romanesco e milanese (leggi RAI e Merdaset). Questo è un piccolo film prodotto con quattro soldi e una sola attrice professionista: la brava Lavinia Longhi che interpreta Emilia, una universitaria in visita ai nonni che va dare una mano ai vicini durante la vendemmia per raggranellare qualche quattrino da investire in un viaggio a Parigi e sconvolge la calma piatta dell'estate di Samuele, un adolescente che vive in un casolare della Bassa Reggiana insieme alla madre in pieno trip religioso e il padre comunista, che legge l'Unità di nascosto per non aver rotture di scatole dalla moglie: Samuele è interpretato dal giovane danzatore e coreografo Marco D'Agostin. All'apparenza un racconto di formazione, ma in realtà protagonisti non sono i due ragazzi e i meccanismi per cui nonostante la differenza di età e di ambiente di provenienza entrano in sintonia dando ognuno qualcosa all'altro, il tutto mostrato senza alcuna forzatura, con una naturalezza tale che si può avere l'impressione di assistere alla loro interazione e ai loro dialoghi con una candid camera, quanto la corposità, la lentezza che confina con l'immobilità che caratterizza l'Emilia profonda, il particolare modo di essere dei suoi abitanti, col cattocomunismo di cui sono imbevuti i più anziani ma che lascia tracce anche nei giovani che sembrano uscire dalle pagine dei romanzi di Piervittorio Tondelli; quell'aria e quei colori spessi accentuati dalla luce di una tarda estate torrida. E' la provincia reggiana protagonista del film, colta nel 1984, nei giorni della morte di Enrico Berlinguer, ed è stupefacente come il regista, nato proprio in quell'anno, riesca a renderla così perfettamente: vera prima ancora che credibile, e lo dico con cognizione di causa perché proprio in quegli anni frequentavo piuttosto assiduamente quelle parti. Mi chiedevo, alla fine del film, quale effetto potesse fare sui giovani di oggi, quanto potessero capire di quei tempi, ma il modo di raccontare, lieve e al contempo intenso di Righi, attraverso la parole dei personaggi a cui le riprese di panorami e oggetti fanno da contrappunto, credo possa coinvolgere chiunque e trasmettere l'atmosfera, quasi gli odori. Sicuramente capiscono i giovani emiliani, che quel mondo lo hanno nei geni, e come dimostra Marco Righi.

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