martedì 27 marzo 2012

Le caramelle del ministro Lafornero

                      Il ministro Elsa Lafornero (e ci ha pure da ridere)
“Siamo stati chiamati a far parte di un governo tecnico perché c’era una lavoro sgradevole da fare. Non perché c’erano da distribuire caramelle”. Così il ministro del Lavoro e delle politiche sociali Elsa Lafornero. Più o meno la linea di difesa degli aguzzini dei campi di concentramento nazisti, dei militari golpisti cileni e argentini, dei poliziotti entrati alla scuola "Diaz"di Genova nel luglio 2001, degli esportatori di democrazia a stelle e strisce prima in Vietnam e in America Centrale, poi in Irak e in Afghanistan insieme ai loro vassalli membri della NATO, salvo piangere calde lacrime per la morte di qualche decina di militari in missione da quelle parti, "poveri giovani che facevano il loro dovere", che hanno scelto la divisa perché "tenevano famiglia" (e nel contempo alto l'onore della patria) e il "mercato del lavoro" questo e non altro offriva. La responsabilità è sempre di chi ha dato gli ordini, o conferito l'incarico. Quello di cui i liberaloidi da strapazzo che governano le sedicenti democrazie "avanzate" e le schiere di loro servi che gli fanno da megafono o da esecutori evitano di ricordare, è che la responsabilità delle scelte, di ogni decisione, è individuale. Se una persona non intende, come dice il ministro Lafornero, fare "il lavoro sporco", ha la libertà di dire no. Se lo accetta ne risponde alla sua coscienza. Se ne ha una. E si prende le responsabilità delle proprie azioni: almeno i delinquenti mettono in conto di finire in galera. Per essere chiaro e conseguente, questo vale anche per chi accetta di lavorare in una fabbrica di armi, o su una nave cisterna che scarica prodotti tossici in mare, o per i body guard palestrati, possibilmente glabri, quasi sempre tatuati, con auricolare e occhiali neri d'ordinanza che proteggono schiere di politici sputtanati o altri farabutti che non si azzarderebbero a circolare per strada senza scorta. Posso anche capire che lo fanno perché, sotto sostanziale ricatto, non possono o sanno fare altro, ma non chiedano la mia solidarietà e approvazione.

4 commenti:

  1. Scusa Marco ma ho sentito per anni i miei amici dire: non c'è niente da fare ci vuole UNO che comandi... noi se non abbiamo il bastone, gli italiani han bisogno di un dittatore, questi politici vanno spazzati via basta ci vuole UNO che comandi. Io, allibito, sostenevo che se un popolo brama un ditattore non è che possa pensare alla libertà e alla sua stessa intelligenza. Adesso ce l'hanno un dittatore e non sono contenti. Che differenza ha questo Governo Monti con una dittatura? Ovviamente molte, se guardiamo ai diritti civili e a come è stato nominato, ma dal punto di vista delle decisoni politiche nessuna. Va per la sua strada...Uno che si permette di dire "se il Paese non è pronto me ne vado" mi sembra che non lasci dubbi su chi comanda. Personalmente non so che succederà ma sono più d'accordo con Monti&company che con gli altri. Il motivo? semplice questi fanno qualcosa e propongono soluzioni pratiche e quindi posso criticarli ed attaccarli sui fatti ... gli "altri" hanno permesso a questi dittatori di arrivare e sono più storditi di prima. Meglio chi fa e si espone. Di quello che resterà lo scopriremo solo vivendo. Mandi. Stefano.

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  2. Ecco il punto: se anche la coscienza è ricattabile e discrezionale, significa semplicemente che non esiste alcuna coscienza della propria coscienza.
    Solo bypassandola si possono accampare ragioni di pagnotta a giustificazione di scelte conniventi con il "lavoro sporco che qualcuno dovrà pur fare".
    Se non si sa decidere che il tradimento di sé, quanto più facile sarà tradire chiunque altro alla modica cifra di due sesterzi.

    Scegliere è sempre essere.
    E non si può essere insieme difensori della patria e assassini in quella altrui.

    Nè vantarsi difensori degli interessi economici della patria e insieme macellai dei cittadini che quella patria abitano.

    Nè solidarietà né allori.

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  3. @Stefano: all'esordio di Monti avevo scritto: "questo governo non mi rappresenta: ma a rigore non è questo il suo compito, ma quello di prendere delle decisioni rispondendone al Parlamento. E' lì che risiede, a norma di Costituzione, la rappresentanza, ed è in quella sede che, personalmente, non mi sento rappresentato (salvo che da Di Pietro, spesso, e talvolta dalla pattuglia radicale). Tanto poco, che nel 2008 ho restituito le schede per l'elezione di Camera e Senato rifiutandomi di legittimare una legge elettorale improponibile e insultante, che la rappresentanza l'ha, per l'appunto, ridicolizzata. E' il governo delle banche, della Grande Finanza? Se è così, glielo ha consentito l'insipienza della classe politica. Non conosco, ancora, i dettagli del suo programma, ed è molto probabile che le sue ricette non saranno di mio gusto. In tal caso, le avverserò: ma avrò a che fare con un interlocutore che almeno presenta delle proposte, prendendosene le responsabilità e spiegandole, non con un muro di gomma con il vuoto pneumatico al posto di un progetto accettabile, quando non di una associazione a delinquere vera e propria dedita alla sistematica spoliazione dello Stato e alla cura del proprio tornaconto". In altre parole: abbiamo degli autentici reazionari al governo, talvolta arroganti come madame Lafornero e ricattatori come il robotico professor Monti, che avverte che lui non tira a campare e che se il Paese "non è pronto a quello che secondo noi è un buon lavoro" potrebbe anche mollare il colpo. Sì: se non altro si espongono e decidono, fanno quello che dicono, mostrano il vero volto di chi detiene il potere economico. Almeno sappiamo chi sono.

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    1. Sostanzialmente siamo d'accordo. Anch'io preferisco conoscere il mio nemico. Per la legge elettorale, come abbiamo già avuto modo di dire, sono stradaccordo ed indignato: quello fu "il" Golpe italiano di BK&Dalemik per dare esclusivamente forza alle direzioni di partito e togliendoci la preferenza unica. Le liste elletorali sembravano le liste di Sanremo!!! Mandi S.

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