domenica 12 febbraio 2012

Tempo sospeso


Lanka bus

Unawatuna - I 106 chilometri che separano che separano Colombo da Galle, lungo la strada costiera che porta a Sud, si percorrono in tre ore e un quarto, quando va bene: il problema principale consiste nel partire. Il caos è totale perché a Colombo esistono tre stazioni di bus, tutte piuttosto centrali, completamente disorganizzate, da dove i mezzi partono a getto continuo per tutte le località del Paese: raccapezzarcisi è impossibile, nessuna scritta o numero è in caratteri latini, ma si rimedia affidandosi ai guidatori di tuc-tuc o di taxi che vi ci portano i quali si industriano di capire dove è situato il marciapiede di partenza per la destinazione desiderata: una volta trovato posto sul bus, il più è fatto e nell’arco di un quarto d’ora al massimo si parte. L’altra opzione è il treno, meno frequente e più caro rispetto alle 115 rupie pagate per la tratta (circa 80 € euro cent). La prima ora è un attraversamento della capitale e relativi suburbi, che confermano la sensazione di squallore di cui al post precedente, ma la situazione migliora nettamente quando si esce dalla città e si comincia e vedere l’Oceano. Si incontrano prima Beruwela e poi Bentota, divenute tra le principali mete per i viaggi organizzati: dotate di barriera corallina, permettono una balnezione tranquilla in ogni periodo dell’anno. Segue Hikkaduwa, che è stata per anni la località balneare per eccellenza del Paese, scoperta dai “freak” nei primi anni Settanta: a parte uno sviluppo incontrollato, insopportabile è che venga attraversata dalla statale Colombo-Galle, il cui traffico parossistico rende pericoloso anche attraversarla, oltre a impestare l’aria di esalazioni mefitiche. Una volta arrivati a Galle, dominata dal Fort, esteso per 36 ettari, costruito dagli olandesi nel 1663 e che come a Colombo occupa il vecchio centro cittadino (sito dichiarato Patrimonio dell’’Umanità dall’UNESCO), la situazione cambia, perché il primo angolo di paradiso della costa Sud si trova a circa 5 chilometri: Unatawuna, che si trova defilata rispetto alla strada principale. Ci si arriva con un tuc-tuc dalla stazione dei bus di Galle e si entra in un’altra dimensione. Circa due chilometri di spiaggia disposta a mezzaluna, protetta dalla barriera corallina, un paio di isolotti in mezzo. Una ventina di discrete guesthouse, qualche ristorante, qualche bottega e basta. Non serve altro per perdere con piacere la nozione del tempo, calarsi immediatamente nell’atmosfera locale con una capacità di adattamento immediata, il che fa pensare che altri ritmi sono possibili, anzi: sono quelli più connaturati alla propria dimensione. Si ha la meravigliosa sensazione di non avvertire alcun affanno, alcuna urgenza, meno che mai quella di programmare “la prossima mossa”, neanche quella di prendere in mano la mappa dello Sri Lanka e valutare quella che potrebbe essere la tappa successiva: non se ne sente la necessità perché non manca niente. Ci si abbandona al ritmo che viene spontaneo, perdendo di vista l’orologio e valutando l’ora all’incirca, a seconda della posizione del sole. Che più o meno alle 18 tramonta, assicurando 12 ore di tregua da dedicare al riposo, un relax in forma diversa. Al chiaro di luna. Io intanto mi fermo qui. Perché, come diceva Sandro Pertini, hic manebimus optime.
La spiaggia di Unawatuna

2 commenti:

  1. La faccia!
    Questa spiaggia, in questi giorni di vento siberiano, è quasi una provocazione...

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  2. che bello !invidia qui fa un freddo!!!!!!!!!!!!!ciao Claudio T.

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