venerdì 7 ottobre 2011

Il bell'autunno dell'Innviertel, la "Toscana dell'Austria"

Straßer PischelsdorfHo avuto la buona sorte di avere trascorso la prima giornata veramente autunnale di questo 2011 meteorologicamente sballato nell'Innviertel, la zona più occidentale dell'Alta Austria, appena più a Nord di Salisburgo, divisa in quattro aree o regioni: questa è quella che si affaccia sull'Inn, che segna il confine con la Baviera, Stato a cui l'Innviertel (allora chiamato Innbayern) apparteneva fino alla Pace di Teschen del 1779, quando venne annesso all'Impero Austroungarico e con cui ha ancora molto in comune: è a tutt'oggi Monaco la città di riferimento, molto più del capoluogo Linz o della capitale, Vienna. Centro principale dell'Innviertel è Braunau, una graziosa cittadina medievale tristemente nota per aver dato i natali ad Adolf Hitler: i suoi abitanti se ne vergognano alquanto, e se proprio devono parlarne preferiscono ricordare che nessuno è profeta in patria, e che l'imbarazzante concittadino ha dovuto cercare il successo all'estero, per quanto vicino, purtroppo trovandolo. Una fortuna trovarmi qui oggi, dicevo, che nell'arco di una nottata la temperatura si è abbassata di colpo di 20 gradi, dopo due settimane abbondanti è riapparsa la pioggia (qui si parlava già in termini di siccità) perché questa regione prealpina, caratterizzata da dolci paesaggi collinari e da vallate boscose che scendono verso il bacino dell'Inn e poi del Danubio, ricca di laghi e di corsi d'acqua, nota anche come la "Toscana dell'Austria", è il luogo ideale per apprezzare la stagione che sembra finalmente avere inizio. Questo per i suoi colori: ogni gradazione e tonalità di verde che viene arricchita dalla esplosione delle prime foglie rosse, gialle e brunite; per le brume che salgono dai boschi, numerosi e intatti nella zona, che rendono incantati i panorami circostanti; per i profumi di una campagna ancora in buona parte indenne dall'invasione di capannoni, centri commerciali e brutture, dove si seguono ritmi antichi, si conservano gelosamente anche nelle costruzioni tracce e tradizioni di un passato che non lo è mai del tutto, e che dunque risultano ancora vive e autentiche, così come lo è la gente, straordinariamente ospitale e amichevole a patto che, con la stessa sincerità e semplicità con cui si pone, la si tratti con autentica curiosità e rispetto, senza la tipica supponenza del cittadino globalizzato: se non le si va a genio, con la medesima autenticità si chiude nel suo dialetto ostico e in modo diretto ti fa capire che sei fuori luogo; per i suoi sapori, e qui mi riferisco ai piaceri della tavola, che nell'Innviertel vengono ampiamente soddisfatti da una ricca scelta di prodotti locali, particolarmente vari in autunno: sono queste, anche, le settimane della selvaggina, organizzate nei paraggi da ogni osteria della regione (e di quelle vicine). Ci voleva, insomma, anche questo brusco passaggio da una tarda estate che stava diventando estenuante, nel suo allungarsi a dismisura dopo essersi fatta attendere invano per un mese e mezzo, e ci voleva il dolce rimbrotto di una cara amica in risposta al mio annuncio che era cominciato "il tempo di merda", che mi ha fatto riflettere quanto a sproposito capiti di usare le parole, cadendo per superficialità nei luoghi comuni che, nel mio caso, sono il primo a detestare: chi lo dice che quella più fredda è la "brutta stagione" per definizione e bella quella calda? Ci vogliono entrambe, almeno alle nostre latitudini, così come è indispensabile l'acqua, questa sì anche all'Equatore. Perché ogni cosa è complementare e necessaria all'altra, su questa Terra e in natura in generale. Dimenticarlo, anche nel modo di esprimersi, è una prova di non esservi più in sintonia. Buon autunno a tutti, quindi.