martedì 21 dicembre 2010

Hué, l'ex capitale tra Cittadella, pagode, tombe reali e ricordi di guerra


 Ingresso al Recinto della CittadellaHUE' - Hué, con i suoi 350 mila abitanti, è la città più popolosa del Vietnam Centrale, e fu eretta capitale nel 1802 dal fondatore della dinastia Nguyen (un cognome che è l’equivalente di Rossi in Italia), Nguyen Anh, che per primo portò a termine, in quell’anno, il processo di unificazione del Paese, sino ad allora diviso in quattro regni, autorpoclamandosi imperatore col nome di Gia Long, e lo fu fino al 1945, fino a quando i Nguyen regnarono, almeno nominalmente, sul Vietnam, sotto il dominio coloniale francese. La città è situata nemmeno cento chilometri a Sud della Zona Demilitarizzata, meglio conosciuta come DZM, una striscia di terra di 5 chilometri su entrambe le sponde del fiume Ben Hai, all’altezza del 17° parallelo. La decisione di dividere in due parti il Paese fu presa per motivi puramente logistici in base a una serie di accordi tra USA, Gran Bretagna e URSS nel corso della Conferenza di Potsdam dell’estate del 1945, per cui i giapponesi presenti in Vietnam avrebbero dovuto arrendersi e consegnare le armi agli inglesi sotto il 16° parallelo e ai cinesi del Kuomintang a Nord di esso, trascurando il fatto che il Vietminh aveva di fatto il controllo del Paese e nel Nord, il 2 settembre dello stesso anno, avrebbe proclamato l’Indipendenza e la Repubblica. Nel 1954 gli accordi di Ginevra tra il governo di Ho Chi Minh e gli impostori francesi, appena reduci dalla indecorosa sconfitta di Dien Bien Phu, avevano previsto la creazione di una zona demilitarizzata e una bipartizione del Paese espressamente temporanea, ma che divenne definitiva dopo la cancellazione da parte del Sud, sostenuto dagli USA, delle elezioni previste per il 1956 per timore di una massiccia vittoria del Vietminh.PanoramaQuesta premessa storico-geografica è necessaria per intendere l’importanza anche simbolica della città durante la Guerra del Vietnam, dato che fu il fulcro di una delle più intense e cruente battaglie nel corso della celebre Offensiva del Têt nei primi mesi del 1968. Mentre le truppe USA venivano concentrate nella Valle di Khe Shan, nella zona demilitarizzata, nel tentativo di rompere l’assedio a una loro base lì situata, e non rendendosi conto che si trattava di una manovra diversiva, le truppe del Nord e i Vietcong attaccarono Hué e riuscirono a prenderla nel giro di 24 ore. Nelle tre settimane e mezzo in cui la città fu sotto il loro controllo vennero massacrati oltre 2500 civili, che facevano parte di vere e proprie liste di proscrizione con cui i comunisti si erano presentati a Hué. La controffensiva USA e sudvietnamita fu almeno altrettanto violenta, i morti furono almeno diecimila, soprattutto civili, e interi quartieri vennero letteralmente rasi al suolo, tra cui la storica Cittadella, dove si combattè anche casa per casa, la prima cosa che sono andato a visitare ieri arrivando in città. Si tratta di un quadrilatero racchiuso da mura spesse due metri con un perimetro di dieci chilometri, protette da un fossato largo 30 metri e profondo quattro, con dieci porte d’accesso fortificate, la cui costruzione iniziò nel 1804. Ancora oggi è abitata da almeno 30 mila persone, e all’interno di essa si trova il Recinto Imperiale, una vera e propria cittadella nella Cittadella, protetta da una cinta muraria alta sei metri e lunga due chilometri e mezzo, il cui centro è costituita dalla Città Purpurea Proibita (prima foto dall'alto), residenza dell’imperatore, con intorno gli ex edifici statali. Anche il Recinto venne massicciamente bombardato sia durante la guerra francese sia durante quella americana, tanto che si salvarono soltanto 20 dei 148 edifici originariamente presenti. Anche col patrocinio dell’UNESCO, che ha dichiarato il sito Patrimonio dell’Umanità, sono tuttora in corso i restauri delle parti meno danneggiate e la ricostruzione integrale di quelle restanti, ma cumuli di macerie sono presenti ovunque ancora oggi. Tutta l’area è comunque magnifica e riesce a rendere l’idea di come potesse essere originariamente, ma il mio pensiero andava continuamente al ricordo delle immagini che si vedevano in TV quarant’anni fa, ai film sulla guerra ambientati da queste parti: Hamburger Hill, nella valle di Khe Shan, è una di quelle colline che si vedono all’orizzonte, alle spalle delle anse del Fiume dei Profumi che divide la città (seconda foto dall'alto); Da Nang, la base aerea sudvietnamita maggiormente usata per le operazioni militari durante il conflitto dall'esercito USA, è a un’ora di bus verso Sud e Quang Tri, la provincia a ridosso della DMZ, a un’ora verso Nord.Bimbo con incensiPer il resto è una città moderna, vivace, con qualche reminescenza francese negli edifici, una cucina raffinata e abitata da gente simpatica e disponibile, a parte procacciatori di improbabili affari, guidatori di cyclo e i mototaxisti, che in una città meno affollata di Hanoi o Saigon attendono al varco il turista a ogni passo offrendo i loro servizi. Ma si fanno anche mandare a quel paese senza scomporsi e spesso sfoderando un sorriso. Gli unici davvero miserabili sono i lenoni che la sera con fare laido offrono compagnia femminile o meglio, come usano esprimersi icasticamente, “bum-bum”. Quest’oggi, invece, giornata dedicata a un’escursione in battello seguendo il Fiume dei Profumi verso Sud per una ventina di chilometri per visitare prima la bellissima pagoda di Thien Mu, con la sua torre ottagonale di sette piani che è simobolo della città di Hué (foto in basso) e poi una serie di tombe degli imperatori, tutte costruite in posizioni incantevoli e mentre essi erano ancora in vita, seguendo le loro istruzioni e che riflettono quindi i loro diversi caratteri e filosofie di vita, alcune perfino loro residenza mentre erano ancora in vita (un po’ come Pirlusconi ad Arcore col suo mausoleo). Quella di Tu Duc, il cui regno fu il più lungo della dinastia dei Nguyen, dal 1848 al 1883, e la cui costruzione costò duemila vite, esprime in pieno la megalomania del personaggio; quella di Minh Mang, armoniosamente fusa col paesaggio in cui è immersa, è la più maestosa, in linea con la serietà del sovrano, che regnò dal 1820 al 1840; quella di Khai Dinh, penultimo imperatore (1916-1925), un burattino nelle mani dei francesi (e una delle cause del diffondersi del comunismo in Vietnam, a detta dello studente che faceva da ottima guida) ne ricalca i gusti occidentalizzanti, con una serie di trovateArt Nuoveau abbastanza incongrue rispetto alle altre nonché alle tradizioni locali. Ancora una tappa, Hué, del tutto soddisfacente percorrendo verso Sud questo Paese dove è sempre un piacere tornare.Thap Phuoc Duyen, simbolo di Hué

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