giovedì 31 dicembre 2009

Foto, non parole - 1

Tizi-n-TinififftValle del DrâaDromedarioLa seconda giornata a bordo dell'onesto Mitsubishi Pajero fornitoci dall'agenzia di noleggio si è snodata, ieri, tra il superamento del passo di Tizi-n-Tinifitt (foto in alto), a una cinquantina di chilometri da da Ourzazate, in direzione Sud-Est, un paesaggio fitto di gole e voragini che suggeriscono antichi dissesti tettonici nonché la presenza di notevoli corsi d'acqua che oggi, in parte, scorrono sotto terra. Quindi la magnifica Valle del Drâa (foto in mezzo), dove questo fiume viene in superficie e si sviluppa un'unica oasi lunga una cinquantina di chilometri e infine sosta a Zagora, dove ingaggiamo una guida per percorrere con sicurezza una pista che ci porterà verso Tata, si chiama Daoui, versione araba di David, è un ragazzo berbero di 24 anni che parla un ottimo francese pur non essendo mai andato a scuola, e che fino ai 14 ha fatto vita da nomade con la famiglia, nel deserto. Ci accordiamo anche per l'alloggio, in tenda, in un accampamento tra Zagora e Mahmid. Cena, più che discreta, compresa. Naturalmente, ho stretto un'amicizia particolarmente costruttiva coi dromedari di Daoui. Ecco Mabruk(foto in basso), l'altro è Massud.

mercoledì 30 dicembre 2009

Bello Morocco


 Vista da Ait BenhaddouOURZAZATE - Finalmente in Marocco: era ora. Un gruppo di amici cercava il sesto componente per completare l'equipaggio di una spedizione di una decina di giorni nel Centro-Sud del Paese a bordo di un fuoristrada preso a noleggio ed eccomi qui. Base a Marrakech, collegata a Milano con volo diretto. Prime note di merito: la spaziosità degli aerei della Royal Air Maroce l’efficiente gentilezza del suo personale; la velocità di consegna dei bagagli (e quella stessa del nastro trasportatore); la pulizia: dell'aeroporto, del centralissimo alberghetto e della gigantesca piazza Djemaa el Fna, una delle più famose del mondo, con i suoi acrobati, mercanti, incantatori di serpenti, cantastorie, musicisti e banchetti di specialità gastronomiche. La giornata di lunedì in giro per Marrakech che, pur essendo invasa da turisti in ogni epoca dell'anno, è riuscita a conservare la sua anima: impensabile non perdersi volontariamente nel dedalo di vie della Medina (città vecchia) e nel suo souq, suddiviso, come da tradizione, a seconda delle specialità commerciali e artigianali in vendita. A prescindere dal fatto che la maggior parte delle moschee non è accessibile ai non fedeli, città antica, cinta di mura di terra rossa, non è particolarmente ricca di monumenti imperdibili: ciò che è impagabile è la sua atmosfera. Una citazione e una visita vale il Jardin Majorelle, creato dall'omonimo pittore francese Jacques e poi acquistato dallo stilista Yves Saint-Laurent, scomparso qualche anno fa e che qui ha fatto spargere le sue ceneri: un incredibile e curatissimo giardino botanico dedicato in prevalenza alle piante grasse in mezzo a cui si erge una villa blu cobalto sede di un interessante Museo di arte marocchina. Il tour de forcetra i vicoli di Marrakech non ha potuto che concludersi degnqmente con una visita rigeneratrice nell'hammam: 10 dirham (meno di un euro) per l'ingresso, altri 10 per la custodia degli indumenti e 50 per un vigoroso e corroborante massaggio finale (opzionale). Questi i prezzi dell'hammampubblico, se poi uno desidera frionzoli e lussi, ma anche l'atonsfera posticcia di quelli privati, i volantini distribuiti ovunque sono prova di un'ampia scelta a prezzi decuplicati. Dulcis in fundo, la cena a uno dei banchetti allestiti (e poi smontati) a velocità prodigiosa a partire dal tardo pomeriggio in piazza Djemaa el Fna. Ieri prima tappa: dalla fertile piana attorno a Marrakech ai primi contrafforti della catena del Medio Atlante, in un repentino cambio di scenari, dalle cime boscose a picchi innevati, a vallate riarse e già desertiche che ricordano i canyon americani e altre verdeggianti e percorse da fiumi, fino al passo di Tizi n'Tichka e da lì verso i paesaggi quasi lunari dell'Anti-Atlante e poi le dune del deserto di sabbia dopo quello roccioso (chiamato hammada). Tappa d'obbligo, sulla strada per Ourzazate e da qui alle valli del Drâa e del Dadès, più a Oriente, Aït Benhaddou (foto in alto e sotto), una delle casbah meglio conservate dell'intera regione, tanto da essere stata scelta come set di una ventina di film tra cui "Lawrence d'Arabia", "Gesù di Nazareth" e, se non ricordo male, "Il vangelo secondo Matteo" di Pasolini. Per arrivarci occorre guadare uno uadi (fiume: in quel tratto un ruscello, ma per meno di un euro si può farlo in groppa a un asino evitando di togliersi le scarpe e bagnarsi i piedi) e poi salire una collina: a parte le case costruite con fango e paglia conservate con estrema cura, dalla cima una vista incredibile sui dintorni fino alle cime dell'Alto Atlante. Con l'aria tersa e il cielo luminoso come quello trovato ieri, uno spettacolo indimenticabile.Ait Benhaddou