domenica 25 ottobre 2009

Serata milonguera con Soledad



MENDOZA - Quando si dice un vero "recital", nel senso letterale del termine. E' quello a cui ho assistito ieri sera all'Auditorio Angel Bustero, protagonista Soledad Villamil, che insieme ai quattro musicisti che l'accompagnano ha presentato il suo secondo album "Morir de amor". Un excursus sul tema, in tutte le sue sfaccettature, attraverso un accurato repertorio di canzoni che raccontano come si vive, si soffre e, perfino si "muore" per amore. La poliedrica artista platense, che ho avuto modo di apprezzare di recente in "El secreto de sus ojos", nata come musicista e affermatasi come attrice di teatro, cinema e televisione, segue il cammino intrapreso nella sua prima raccolta di due anni fa (premio Carols Gardel 2008: più di un "Grammy" argentino) attraversando con Soledad Villemil disinvoltura tanghi, milonghe, valsaschacareras, boleri che, nelle sue personalissime versioni, acquistano forza e prendono nuova forma e vita. Tra gli autori, Luis Amadori, Francisco Canaro, Miguel Caló, Charlo, Azucena Maizani, Homero Manzi, Idea Villariño, Alfredo Zitarrosa oltre ad alcune composizioni proprie, tra cui quella che dà il titolo all'album, ispirata a una poesie di Jorge Luís Borges. Le qualità dell'attrice le permettono di aggiungere forza interpretativa a una voce calda e squisita, ma senza alcuna esagerazione e senza calcare i toni, anzi: come ho spesso notato da queste parti, è tale il rispetto per la propria musica nazionale, che le interpretazioni sono assolutamente sobrie e mai sopra le righe o coperte di toni melodrammatici ed esagerati, c'è una certa misura perfino nelle pagliacciate approntate per i turisti (e non era certo questo il caso), molto lontane dall'immagine a cui può indurre il luogo comune. Nessuna sceneggiata, dunque, e nessun divismo e nemmeno protagonismo fuori luogo, semplicità assoluta anche nell'abbigliamento e nel modo di interloquire col pubblico. Ad accompagnarla, un quartetto di chitarra, percussioni, contrabbasso ebandoneón, strumento immancabile in un congiunto musicale porteño. Felice di avere recuperato questa esibizione, che mi ero purtroppo perso per un pelo due settimane fa al "Torquato Tasso" di San Telmo, a Buenos Aires (e questo aveva influito non poco sulla scelta di Mendoza come prossima meta), concludo parafrasando il buzzurro, mentecatto e repellente individuo che ci governa (e nessuno ci invidia: qui dicono "parecido al inomináble", intendendo Menem. Ossia: uguale): perfino più intelligente, e brava, che bella. Ed è tutto dire, con quei magnetici occhi verdi.

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