venerdì 2 gennaio 2009

Echi dall'Italia: i cretini immutabili


YOGYAKARTA - Mentre qui il monsone ogni giorno sgancia dal cielo caterve d'acqua a due o tre riprese, dalla Terra dei Cachi mi giungono notizie di un inverno particolarmente rigido e ricco di neve: sia mai che non cessino le geremiadi sui tragici e irreversibili cambiamenti climatici che affliggono il pianeta e che i pennivendoli dell'informazione stampata e televisiva italiota la smettano per un momento col catastrofismo a oltranza e un tanto al chilo; sul piano politico soltanto la conferma che siamo rappresentati e governati da dei cialtroni, degli inetti e degli imbecilli quando non da dei manigoldi. Ma mi limito al lato grottesco. Leggo dell'eterna polemica su “Liberazione” che agita i rifondatori comunisti dopo lo scazzo tra Nicky Vendola e tale Fagioli, uno psichiatra amico di Fausto Cretinotti: ora è la volta dell'elogio di “Grand Hotel”, dopo che il Fagioli aveva paragonato il quotidiano comunista al rotocalco pecoreccio. Per la solita aberrante logica populista per cui quello che piace alle masse va bene per definizione. Secondo questo modo di argomentare balordo, verrebbe da chiedersi cosa risponderebbe il popolo, la brava ”gggente” alla domanda se sia favorevole o meno alla pena di morte o all'idea di buttare a mare immediatamente gli immigrati fastidiosi, a cominciare da zingari, rumeni e albanesi, tanto per non fare un torto a nessuno. Ma questo è il marxismo-leninismo all'italiana del Duemila: diamo alle masse quello che le masse vogliono, giustificando per questa via in eterno il berlusconismo e il suo contraltare, l'esercito dei Savonarola della pseudogiustizia, i professionisti dell'antiberlusconismo e del “NO” a tutto. L'altra chicca, l'ennesima figura di merda del gagà Frattini: del resto è giusto e adeguato che un gonzo del genere rappresenti l'Italia all'estero. Sul Corriere del 31 dicembre la grande, ineffabile Lina Sotis, che di fighetta se ne intende, lo ha sbertucciato da par suo per come si è presentato a un'intervista televisiva a commento dei fatti della Striscia di Gaza: nella hall di un albergo in stile alpino, in tuta da sci sponsorizzata e con la faccia mattonata, ben oltre la consueta tonalità e consistenza bronzea; e ha ricordato come già in estate, in occasione della guerra russo-georgiana, il bagonghi non abbia mosso il culo dalle Maldive dove stava godendosi le vacanze facendo le conference call in bermuda. Pure questa volta non si è sognato di partecipare al vertice di Parigi che vedeva impegnati i vertici della UE con il ministro degli Esteri israeliano Tzipi Livni, delegando un sottosegretario, come già nell'agosto scorso (sempre Vincenzo Scotti?). “Nessuno si è stupito di vedere Obama in shorts e maglietta sportiva Obama”,  ha replicato stizzito il ministro col ciuffo, dimenticando che Obama nelle stesse ore si trovava in vacanza e non aveva parlato nelle vesti di presidente degli USA, oltre ad avere una ben diversa prestanza fisica e sicuramente senza avere la necessità, come il gagà nostrano, di mascherare la propria inconsistenza sotto un abito decente. In occasione della prossima vacanza, la grande Lina gli ha suggerito di portarsi dietro un guardaroba di riserva per eventuali interviste improvvise e un mappamondo da indicare o una carta geografica da fare apparire sullo sfondo per cercare di convincere gli ascoltatori che si sta occupando di politica internazionale e che ha una vaga idea di cosa stia parlando. E di farsi imprestare della cipria dalla fidanzata, una nota dermatologa attiva negli ambienti bene della capitale. Ed esibire all'occorrenza anche un cartellino con scritto “Franco Frattini-Ministro degli Esteri della Repubblica Italiana”, perché altrimenti nemmeno sua madre potrebbe immaginare che sia potuta arrivata a quel posto una nullità del genere. Ma in Italia niente è impossibile, e non solo con Berlusconi presidente del Consiglio: basti pensare che fino a un anno fa, con Prodi, il titolare della Farnesina era Massimo D'Alema, che di Frattini sembra il baffuto fratello talebano, del quale l'ultima esternazione, per me scontata, era una sostanziale presa di posizione in favore dei terroristi islamici di Hamas. Niente di nuovo sotto il sole ed ecco spiegato, per chi se lo fosse mai chiesto, perché mi ostino a chiamare Dalemullah questo sgradevole e squallido personaggio. 

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