venerdì 5 dicembre 2008

Orchard Road e le infinite vie dello shopping: tutte uguali


SINGAPORE – Orchard Road è una delle strade commerciali più famose al mondo, come dire Fifth Avenue a New York, Oxford Street a Londra e, fatte le debite proporzioni, nel nostro orticello peninsulare via Condotti nella capitale politica o Montenapoleone in quella della tangente. Gli appassionati di shopping e gli immancabili fighetta obietteranno che in Italia ci stanno però la moda, la creatività e la qualità che tutto il mondo ci invidierebbe; il denaro, però, circola qua: e di  sartoria di alto livello di produzione nazionale, così tanto decantata, per quanto poco ci capisca, ne ho vista ben poca, Tutt'al più magliette e oggetti col marchio Ferrari, grazie probabilmente al primo Gran Premio di Formula Uno in notturna organizzato qualche mese fa proprio a Singapore. Ma la Ferrari costruisce motori che suonano sinfonie e opere d'arte in forma di design, mica straccetti. In più, vince spesso. Altri prodotti della operosa Terra del Cachi non ne ho visti in giro: nemmeno l'ombra di quelli a tecnologia avanzata, in una  delle patrie dell'elettronica da consumo e con Giappone, Corea, Cina, Taiwan e Malaysia a due passi; ma nemmeno quelli gastronomici: mi è capitato di vedere in giro del vino francese, argentino, spagnolo, perfino tedesco ma non italiano. Altrettanto, la città è piena di caffetterie Starfucks e Costa e gelaterie Hägen Dasz, frequentate anche qui dai pseudo liberal di buona famiglia in vena di esibizionismo e maniere affettate, e non c'è ombra di un Illy e nemmeno di un Segafredo, che in Europa almeno è presente nelle stazioni ferroviarie. Quanto agli americani finto ambientalisti e altroconsumisti di Starfucks, coi loro beveroni ributtanti a prezzi da delirio, non mancheranno di avere in Italia il successo già registrato dai loro compaesani gelatai yankee dal nome impronunciabile: i cretini presenzialisti che amano essere alla moda da noi sono irrefrenabili e non mancheranno di arrivare a frotte a decretarne il trionfo: con la mania dei muffin siamo già a un buon punto di intossicazione cerebro-alimentare. Per quanto riguarda l'export neli Paeesi "emergenti" ci si salva, credo, con la componentistica e con i mobili da cucina. Che non è uno scherzo, ma il Prodotto Italia, in una via commerciale cruciale come questa, proprio non c'è. Ecco: ho adocchiato una Nuova Cinquecento della FIAT, pure piuttosto ammirata, ma è stata l'unica in mezzo a un buon numero di VW Beetle, AUDI, Mercedes e, sorprendentemente, tante Porsche. Ovvio che qui le vetture giapponesi non hanno quaasi concorrenza, per quanto riguarda i comuni mortali. A parte questo, Orchard Road, presentata come un potenziale attentato al vostro portafogli, assomiglia ai Campi Elisei di Parigi, anche per le dimensioni: forse meno pretenziosa ma altrettanto insignificante: l'arditezza e inventiva degli architetti locali si è esibita altrove. A differenza delle sue consorelle in giro per il mondo, si tratta di una via commerciale vivibile e con un traffico scorrevole e regolato in maniera esemplare, come spesso le cose in questa città. Perfino il pubblico che l'affolla riesce a dare l'impressione di essere meno intronato dalla droga dello shopping e standardizzato che altrove: certo, due terzi del pubblico è composto da squinzie della più varia età, etnia e credo religioso, che “la portano a prendere aria”, convinte di “avercela” solo loro, sguardo vacuo e liquido al contempo, pronte a fare aprire il portafoigli all'altro terzo, di sesso maschile, non meno rimbecillito davanti ai negozi di materiale eletronico. Ma tutto il carnevale mi sembra avvenire in modo più decente e meno sguaiato che altrove. Poi ci sono gli immancabili pirla come me, che si fanno venire le vesciche ai piedi a furia di camminare per chilometri nella caldazza, e non possono nemmeno dirsi increduli perché sanno per esperienza che così va il mondo, a qualsiasi latitudine.


Nessun commento:

Posta un commento