venerdì 16 novembre 2007

La "alegrense" progressista

PORTO ALEGRE - Comincio dalla capitale dello Stato più meridionale del Brasile, il Rio Grande do Sul, la ricognizione del Sud-SudEst del Paese, che mi porterà alla fine a San Paolo, la vera, scoppiettante, parossistica capitale del colosso sudamericano. Ben 36 ore il viaggio di trasferta da Asunción fino a qui, con due ore di sosta a Florianopolis, capitale di Santa Catarina dove, scendendo dal bus, ho scoperto che ieri era la Festa della Repubblica, con relativo ponte di fine settimana. Il problema è che in città non c'era un letto libero, essendo "Floripa", come la chiamano qui, anche il punto di ingresso dell'isola di Santa Catarina, parallela alla costa, una cinquantina di chilometri di lunghezza per circa dieci di larghezza media, paradiso tra l'altro dei surfisti, così che non mi ha stupito di vedere, oltre agli statunitensi, perfino gruppi di australiani da queste parti. In questo modo mi sono goduto il panorama della costiera gaucha, mai monotona per via del susseguirsi di insenature, rilievi, paludi, coltivazioni di riso, pascoli verdissimi, bovini, ovini e cavalli in libertà. Il tutto in una bella giornata, resa fresca dal vento sureño che da una settimana batte tutto il Cono Sur atlantico, che però all'interno ha portato anche notevoli acquazzoni, basse temperature e perfino nebbie. A Porto Alegre sono arrivato dunque ieri sera e naturalmente il centro era semideserto, e mi ha abbastanza colpito che, pur essendo una delle città più ricche del Brasile e in cui si vive comunque meglio, negli androni dei negozi non mancavano senza tetto che si arrangiavano per la notte. Questa mattina atmosfera completamente diversa: attorno al Mercado Publico, cuore della città a ridosso del porto, con la stazione di testa della metropolitana, e la Praça 15 de Novembro (ieri, per l'appunto), ferveva l'attività. Il Mercado, costruito nel 1869, ricorda quelli coperti europei, dalla Boquería di Barcellona a San Lorenzo di Firenze, e da queste parti, se si toglie qualche faccia più scura, anche per i lineamenti della gente sembra di essere in Europa. Questi due Stati in particolare, dal 1880 circa in poi, sono stati popolati quasi esclusivamente da italiani e tedeschi, che li hanno completamente trasformati. Tanto forte questa presenza, che non mancano città dove sono l'italiano (nella versione veneta, più che altro) e il tedesco la prima lingua ancora parlata. Non si può dire che Porto Alegre sia una bella città, ma oltre a conservare dei notevoli palazzi neoclassici e anche baroccheggianti, compensa ampiamente con la propria vivibilità, grazie anche a una posizione felice, sulla enorme Lagoa dos Patos (laguna delle anatre) e alla conformazione ondulata, su delle alture comunque dolci. Oltre a questo, un tenore di vita relativamente alto, mezzi pubblici che funzionano a meraviglia, traffico ordinato, ma soprattutto una vita una vita culturale intensa. Per puro caso sono capitato poco prima della chiusura, fra due giorni, della 6a Bienal do Mercosul, che oltre a due magnifici palazzi del centro occupa buona parte dei magazzini ristrutturati del vecchio porto, e che a mio parere può tranquillamente stare al livello di delle Biennali europee. A cominciare da quella veneziana, che è il solito carnevale massmediatico, occasione per sbrodolarsi addosso degli iniziati della pseudo cultura puzzona, italiota e non, autoreferenziali e adoratori del proprio ombelico, nell'arte come nella politica. Ovviamente, qui tutte le esposizioni sono gratuite e tutto il discorso nasce da una politica ben precisa e concordata con la cittadinanza, a partire dal progetto e dal suo finanziamento attraverso le imposte (i cittadini concorrono a vario livello alla definizione e all'approvazione del bilancio cittadino), di rigenerazione e valorizzazione del centro storico. Progressista da sempre, già nell'800 i farroupilhas (i malvestiti, come i sanculotti francesi e poi i descamisados argentini) si erano ribellati all'imperatore e a fine degli anni Settanta del '900 gli scioperi dei sindacati gauchos contribuirono non poco ad abbattere il regime militare, non dimenticando che dal 2001 Porto Alegre è anche sede del Forum Sociale Mondiale e che qui la corte suprema dello Stato già nel 2004 ha riconosciuto le unioni omosessuali, garantendo loro gli stessi diritti di quelle eterossessuali. Nel cattolicissimo Brasile. Nella Terra dei Cachi, invece, con al governo una coalizione sedicente progressista, invece...

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